E'li'immobile e fredda
Un fuoco sembra averle bruciato le emozioni, il cuore di carne ha lasciato il posto al vuoto di scelte obbligate che sminuzzano l’anima come macine spietate.
Lei è sola, cittadina della Tristezza, sente il livido dolore dell’assenza: gli occhi amati dove ormeggiava nascosta deve tenerli lontani.
Le mani stringono avide il profumo di quel giorno in cui ha cinto la Sua schiena per la prima volta, era novembre. Sapeva fosse sbagliato iniziare a respirare la vita con un uomo diverso da quello scelto col matrimonio, ma l’anima fioriva ad ogni Suo sguardo, ogni parola professata o celata nel silenzio dell’ascolto sembrava essere un altro anello della catena che li aveva uniti senza soluzione, un'altra pietra poggiata a plasmare un sentimento che cresceva impetuoso e forte come la furia degli inverni siberiani.
Lui la riempiva. Mutava le sue fragilità di donna in bellezza, significava i sospiri innominati, le scrutava il cuore assetato di brividi e parole di carne, arrivava dove nemmeno lei sapeva trovarsi, negli angoli, tra le pieghe dei sensi. I suoi silenzi erano per Lui un libro aperto in cui assaporare giovani venti.
Un inizio flebile, fatto di passi taciturni e unisoni, diventato grido e mare in burrasca.
Nei giorni si sono amati e conosciuti, fin nelle rughe della pelle, fin nel midollo delle emozioni, nelle ossa, uniti in un amore sconosciuto prima, contemplato dai poeti ma di cui il cuore non aveva memoria. Lei lo aveva trovato, totale, la trascinava nel grigio del mondo con la passione dei bambini in festa, con la forza disperata di chi si aggrappa alla vita con mani affamate, con la leggerezza delle nuvole primaverili, sentiva di appartenergli e non voleva altro che questa rossa schiavitù.
Ma Lui non era suo marito.
Ora è seduta come arresa, soldato preda di un amore irrazionale, proibito.
Amore che non immaginava esistere senza misure, piombato fuori tempo come meteora rovente a fenderle l’esistenza, ad aprirgli la finestra sul desiderio, svelandole la sazietà di una fusione completa di anime uguali.
E farne a meno ora.
Amare e dover guarire.
Lo sguardo chino, gli occhi stanchi vedono in ogni battito del mondo trama e ordito del viso amato, è consapevole di una rinuncia che è sale su ferita infuocata.
Deve lasciarlo l’amore, farne fardello, scomporlo, nasconderlo come scrigno indesiderato nel magazzino dei ricordi.
Non vuole, ma deve, dimenticare e rinunciare per rispettare la morale del suo antico cuore.
E’ inerme, prigioniera consapevole di una vita non sua che la costringe e le comprime il petto con morsa sapiente e cruda. Sa che rimane solo il penare per scelte sbagliate del passato, e lo fa, sola e silente.
Onora le promesse perché son gemme sull’altare del buonsenso, perché nulla vale più di un buon nome.
E’ estate, ma il gelo scorre nelle vene tese come corde di violino, l’amore è delirio irrefrenabile senza soluzione.
Commenti 0
Inserisci commento