Il 24 ottobre 1929
Era un uomo gracile con la mascella pronunciata, aveva le mani piccole ma la pelle era dura come il cuoio. Aveva tremendamente paura dell'immondizia in estate, degli scarafaggi e della solitudine ma non poteva ammetterlo. Quando venne a conoscenza dell'accaduto non riuscì a decifrare bene la sensazione che provava, forse non si era mai sentito così, fu attraversato da un miscuglio di sentimenti che esternamente provocarono in lui solo un leggero tremolio delle labbra, ma dentro le pareti crollarono e si incendiarono. Era solo e per quanto non avesse mai provato un sentimento diverso dalla pena per sua moglie si sentiva triste, svuotato e colpevole. Di amici non ne aveva mai avuti, i genitori e i fratelli non gli rivolgevano più la parola, i rapporti umani li aveva sempre trovati inutili o forse erano gli altri che trovavano lui non necessario per tutto tranne che per il suo lavoro.
Era l'unico fotografo a Shkodra, l'unico non per le sue capacità o il suo talento ma solo perché possedeva un banco ottico ed in quegli anni non era facile trovarne. Odiava il suo lavoro, lo portava, per ovvi motivi, ad avere dei contatti con il genere umano. Ogni volta che terminava il servizio, tutti si comportavano alla stesso modo: una volta finito lo retribuivano e lo accompagnavano all'uscio senza una parola, senza stretta di mano. Non aveva una grande reputazione, era risaputo che maltrattasse la moglie e che i familiari non lo consideravano più, alcuni dicevano che aveva tirato un bicchiere ad una cognata perché glielo aveva riempito poco durante una sua visita, altri dicevano che non era stato un bicchiere ma un portagioie e perché lei aveva respinto un suo particolare approccio. Ma Brigjilda non sapeva tutto questo ed era, contrariamente da lui, felice di esser nata, sana e forte, e sin dall'inizio fece sentire a tutti quanta potenza avesse nelle corde vocali e quanto funzionasse bene il suo intestino. Il Sig. Xhenaj assunse una nutrice e non volle saperne nulla della creatura finche non imparò a camminare ed a scorrazzare per casa così rumorosa ed energica.
Dal giorno in cui lei nacque, lo stesso in cui morì sua moglie e cadde la borsa, non riuscì più a trattenere la sua ira: si era rinchiuso in una solitudine totale, passava il tempo in camera oscura a strappare fotografie e a dare pugni al muro, fotografava pochissimo e viveva coi pochi risparmi che aveva, a malapena riusciva a pagare la balia: era finito ad offrirgli solo il vitto e l'alloggio ma lei rimase comunque perché era sola e si era affezionata alla bambina.
Il 24 agosto del 1931 il sig. Xhenaj riprese il suo banco ottico e si piazzò nel cortile, lo fece perché quel giorno era davvero bello e l'unica cosa che meritava di essere fotografata per lui era l'aiuola ma nell'istante che stava per scattare la piccola Brigjilda si fermò parallelamente a lui: la prese in pieno, la congelò sulla pellicola, indelebilmente. Quando la stampò gli si riempì il volto di rabbia, Brigjilda era per lui la responsabile della sua vita mal riuscita, provava così tanto odio verso di lei che l'avrebbe uccisa, strangolata con le sue mani e schiacciata fino a farla sparire.
Pochi giorni dopo il corpo del signor Xhenaj venne ritrovato sulla riva del fiume Drin da un gruppo di donne che stavano lavando i panni. Quando lo spostarono, dalla tasca interna della giacca cadde una fotografia: in questa foto c'era il cortile di una casa, una bambina con un vestito bianco e il dolore di un padre incapace di mettere a fuoco l'amore.
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