Bianca Flora Bernardini

Bianca Flora Bernardini

Fotografia Analogica, Memoria, Ritratto, Analogica, 5x7x1cm
Bianca Flora Bernardini non voleva crescere. Questa era la prima cosa che ti diceva. Se avevi la fortuna di incontrarla e di trattenerti un po' in sua compagnia, ti fissava senza scampo e ti inchiodava con le sue strane dichiarazioni. A quel punto tu non sapevi dove guardare, cosa dire. Qualsiasi cosa all'improvviso appariva scontata e insipida davanti allo sguardo serio di quella bambina seria. Per questa e per altre sciocchezze Bianca Flora Bernardini era considerata diversa. Prima di tutto non piangeva mai o, più precisamente, non l'ho mai vista piangere né sentito qualcuno che l'avesse sorpresa a farlo, poi non aveva le tipiche paure dell'infanzia. Amava i ragni e in generale gli animali sia con zampe che striscianti, a eccezione delle galline che reputava ripugnanti. Per questo non ne mangiava la carne e, a un certo punto, neanche le uova. Inoltre amava girare di notte, al buio, portandosi appresso la Gina. Se la incrociavi per i corridoi della lugubre casa paterna, almeno le prime volte, rischiavi un malore. Perché Bianca Flora si muoveva al buio, senza lampade, e senza manifestare la propria presenza. Era silenziosa come un gatto. Per questi motivi e per molte altre stupide ragioni la gente evitava di rimanere in sua compagnia. L'unica che non l'abbandonava mai era la Gina. E, fino a quando non era entrata a far parte del mondo dei grandi, anche sua sorella Clara. Poi Clara, da un giorno all'altro, era, come si dice, sbocciata. Aveva smesso le vesti da bambina per indossare corpetto e gonne, aveva raccolto i lunghi capelli non più in trecce ma in elaborate acconciature che lasciavano nudo il collo. E soprattutto aveva interrotto l'abitudine di trascorrere le giornate insieme a Bianca Flora, nell'esplorazione del mondo e nella creazione di continui viaggi immaginari, nell'invenzione di sogni e di futuri. Non facevano più enormi corone di margherite insieme, non cavalcavano il pony né si rotolavano ancora tra le violette per sentirne il profumo tra i capelli giorni interi. Aveva finito per non parlare quasi più alla sorella e anche quando posava lo sguardo sulla bambina sembrava non la vedesse. Bianca Flora Bernardini certe cose non le perdonava facilmente e quando comprendeva che qualche giovanotto si trovava in salotto per far visita alla sorella portando mazzi di fiori o scatole di cioccolatini, che poi Clara non mangiava per paura di ingrassare, la bambina si divertiva a escogitare fantastiche torture per i poveri giovani. Infilava rane nella teiera, lombrichi tra i tramezzini, girini nella brocca dell'acqua. E poi scappava. A volte per due o più giorni. Prendeva la Gina e un fagotto con formaggio e pane e spariva. Le prime volte tutto il villaggio si metteva in sua ricerca, la Madre e il Padre contattavano le autorità temendo il peggio. E Bianca Flora, puntuale, quando i viveri erano terminati, ricompariva sporca, stanca ma sana e salva. Era uno spirito libero, originale, insofferente a qualsiasi imposizione. Non andava a scuola, aveva un precettore che veniva ogni giorno fin alla grande casa in cima alla collina per insegnarle ciò che una fanciulla di buona famiglia era tenuta a sapere. Ma, appena chiusa la pesante porta dello studio paterno, Bianca Flora e il Signor Edoardo erano soliti abbandonare il tracciato già così a lungo percorso da tanti scolari per addentrarsi in conversazioni illuminate. Bianca Flora Bernardini amava molto il suo precettore. E l'uomo era affettuoso con lei, cosa che, una volta scoperta – la cuoca aveva sorpreso Bianca Flora sulle ginocchia del Signor Edoardo – aveva provocato l'allontanamento repentino dell'uomo. La bimba si era chiusa in uno dei suoi mutismi senza appello e poi, una domenica di primavera, poco prima di recarsi a messa con tutta la famiglia, era scomparsa. Inizialmente la Madre e il Padre si erano innervositi più per il cambiamento nei programmi ben oliati della loro routine ma poi, con il passare delle ore e con la scoperta che nulla mancava dalla cucina, né dalla camera della bambina, avevano iniziato a temere il peggio. Ci mettemmo di nuovo tutti in sua ricerca ma la bambina era come smaterializzata. Solo dopo settimane, dietro il muro del vecchio cimitero, fu ritrovata la Gina che Bianca Flora portava sempre con sé. Era rimasta a lungo alle intemperie e quel ritrovamento gettò tutti nella disperazione più profonda. Bianca Flora Bernardini mai avrebbe abbandonato la sua bambola. Bianca Flora Bernardini non voleva crescere, la Gina era la sua àncora nell'infanzia. Eppure so per certo che da quella domenica Bianca Flora non era più una bambina ma, suo malgrado, il corpo l'aveva tradita. Sono stata la cameriera della famiglia Bernardini per anni e quando quella sera, cercando tra le sue cose nella stanza abbandonata, ho ritrovato le bende sporche di sangue ho compreso che Bianca Flora non sarebbe mai tornata. Perché quando lei decideva una cosa nulla la fermava. E Bianca Flora Bernardini aveva deciso categoricamente che non sarebbe cresciuta. Mai.
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