Tratti
Una ricerca sulla bellezza fisica e sull’intrinseca armonia interiore, sulla possibilità di decontestualizzarla, scioglierla dai legami temporali, allontanarla dal reale,non privandola del suo potere estetico , ma arricchendola di strutture emotive e liriche.
Sono scatti eleganti e raffinati, le pose sono spesso quelle della tradizione classica, suscitando una sensazione nostalgica e poetica. nello sfondo non v’è colore, spazio o figura che possano distoglierci dal guardare, colpiti nel profondo. C’è solo questa luce che con grazia tocca i ”tratti” nudi delle modelle; e nudi rimaniamo noi nell’osservare queste immagini, come spogli di difese in un impatto sconvolgente.
“Tratti” non è solo inno alla bellezza femminile, ma è anche un omaggio all’alchemico mondo analogico, di cui l’autore era ed è grande interprete, amandone far riaffiorare tecniche e vezzi anche nell’era del digitale. L’idea nasce proprio dal ritrovamento in cantina di alcune vecchie pellicole sotto una delle care Hasselblad. I negativi vengono acquisiti ed elaborati in digitale giocando con delle sovrapposizioni di livelli proprio per il gusto di rievocare la vecchia tecnica del sandwich usata in camera oscura.
Interessante la scelta di lasciare apparire, ai bordi dell’immagine, le cifre del fotogramma, i codici della pellicola, quasi forse a voler catalogare quei “tratti”. Nella scansione dei negativi l’artista sporca e graffia deliberatamente la pellicola. Riguardo a certe scelte stilistiche, in alcuni casi, non sempre una spiegazione razionale risulta esplicita ed evidente. E’ sicuramente gusto del ritrovato, del vecchio che viene ripreso e mai abbandonato; è soprattutto sperimentazione: una sorta di sabotaggio al solo godimento dell’immagine, un invito ad andare oltre, a porsi degli interrogativi.
Commenti 1
Inserisci commento