"Manque ad etre" diceva Lacan, era la mancanza ad essere che si dispiegava nella mancanza del "desiderio del desiderio dell"altro"; in sintesi un riconoscimento di se attravero l'altro. La tua figura di ballerina in questo dipinto è per me un ricordo molto profondo e carissimo, mi riporta ad un periodo della mia esistenza particolare dove il mio desiderio si concretizzava appunto nel desiderio dell'altra. Mi colpisce molto quanto hai saputo dosare di equilibrio il tuo lavoro.
È straordinaria l'intuizione antropomorfa della figura che, in un gioco sapiente di pesi, si sostiene visibilmente alla stampella, snaturando ormai la faticosamente conquistata eleganza della sua spalla, tesa nel sofferto sforzo di sostenersi e mancando l'asse naturale che potrebbe comunque mantenere, se volesse, anche senza la sua gamba; appunto una manque ad etre. Hai colto ancora egregiamente lo sguardo che attraverso la mano tende all'infinito. Un dipinto che terrei volentieri come rappresentazione dimensionale di frammenti d'esistenza.
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