ANGUISH#3
Il mio progetto nasce dall'idea o forse dall'esigenza di raccontare descrivere e indagare uno stato psico-fisico dove spesso l'essere umano si trova intrappolato. L'angoscia intesa come costrizione e disagio fisico e mentale. Il progetto fotografico mette in evidenzia con un taglio intimo e quasi invadente la situazione tormentata usando come mezzo di racconto una donna intrappolata in questa condizione. L'angoscia è vista e interpretata, secondo il mio punto di vista come una condizione statica, ferma, dove non si riesce a pensare ad altro che al proprio tormento e dove ci si "blocca" nelle situazioni quotidiane (da qui la scelta di usare come esponente di indagine l'ambiente familiare e domestico). La scelta delle cromie cupe vuole raccontare lo stato mentale di buio, dove non c'è luce nn c'è salvezza. Dove c'è buio non c'è speranza, non c'è soluzione, non c'è via d'uscita. La scelta dell'ottica molto grandangolare e forte addosso al soggetto non è casuale ma è per descrivere il caos e la pesantezza delle condizioni negative e caotiche che colpiscono e intrappolano chi ne viene colpito. Tanti pensieri, tanto caos, vicino addosso, molto vicino ma mai completamente per fornire un aiuto. Uno stato pisco-fisico in cui è difficile interagire con il tormentato per fornire soluzione e aiuto. L'Angoscia è una ferita dell'anima. Le cause derivanti dall'angoscia possono essere molte: lutto, violenze, traumi, abusi, astinenza da droghe. Per questo le immagini stampate su carta fotografica sono applicate a un supporto grezzo di legno dove sono raffigurate delle cicatrici realizzate con spago color carne.
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