lazzaro. 1

In Giovanni 11.43 viene pronunciato a voce ferma un verdetto: "Lazzaro, vieni fuori!". Così Lazzaro da morto ritorna alla vita, senza possibilità di scelta. Una seconda nascita (nuovamente) non desiderata. I polmoni di Lazzaro si gonfiano della stessa aria di cui sono stati e di cui saranno nuovamente privati, il suo orizzonte non è vita eterna, bensì nuova morte, prolungamento dell'agonia.
Così il corpo caravaggiesco di Lazzaro è qui chiuso in una "bara" baconiana, e il suo grido di dolore è il pianto di un bambino, nuovo venuto nel mondo, a cui siamo sordi. Non di gioia, quelle lacrime.
La resurrezione come nuova nascita e rituale sacrificale di nuova morte, di cui questa volta, un volto (un Cristo androgino? La sorella di Lazzaro che ne aveva chiesto il risveglio?) ci (in)esprime la terribile consapevolezza.
Tutto è già compiuto, e nessuna nostra parola può più impedire il ritorno di Lazzaro, desiderato e compiuto: ma forse dovremmo interrogarci se Lazzaro stesso non desiderasse di restare nella sua condizione di defunto.
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