Arles, 2010 di Claudio Argentiero

Arles, 2010 di Claudio Argentiero

Una semplice e compatta scatola nera, di plastica, dalla tenuta di luce molto incerta, economica, simile alle monouso e ai più familiari apparecchi da detersivo d’un tempo. Questa è Holga, una splendida compagna dal nome russo, discreta e alla portata di tutti, che ti segue ovunque, nei luoghi che preferisci e vuoi perlustrare, senza questionare, fiduciosa e sempre pronta all’uso, garantendoti una prestazione sempre piacevole, senza chiederti nulla in cambio, neppure frasi di circostanza.

Non puoi non innamorartene. Ma Holga non registra solo la luce, ma istanti e frammenti di realtà, li circoscrive di chiarore, colore, ombre, neri profondi, che la semplicità delle lenti esaltano. Usare Holga rappresenta una reale commistione tra impulso ascetico e passionalità. Un agire libero, svincolato da costrittivi tecnicismi, teso a recuperare un’autonomia mentale che risponde solamente alle percezioni istintive. Un itinerario visivo ampio e articolato, dal quale sono state estrapolate le immagini esposte, che vogliono rivelarsi come appunti per successivi sviluppi, come un repertorio ideografico, da quale attingere memorie e passioni. Al centro i luoghi, l’uomo, i gesti, le apparenze, illusionismi referenziali che cercano un senso, dove sembra prevalere il caos. Un modo di partecipare affondandosi nel reale, con istantanee lavoro di importanti autori, primo fra tutti il maestro Elio Ciol.

In questa serie di piccole ma affascinanti immagini, ci svela scorci di natura espressa nei dettagli dai riverberi della luce. Nascono così lievi paesaggi, che attraverso i chiaroscuri appaiono impalpabili, generando atmosfere che mutano la natura originaria dei luoghi, che spesso il vento lambisce e la luce magnifica.
Non gioca sull'esasperazione dei bagliori e della grana, come spesso accade nel lavoro di molti autori, ma rivela un proprio linguaggio espressivo, adattando lo sviluppo delle pellicole ad un personale modus operandi, così da conseguire uno specifico stile interpretativo.
Nelle sue lente composizioni, trova il giusto equilibrio tra soggetto, forme e spazio, trovando suggestioni inaspettate, che si fondono nel sentimento della visione.

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