Questo lavoro nasce da una consapevolezza, da un ricordo lontano, infantile, di una malattia alle ossa. Trovo la figurazione visiva necessaria e funzionale alla comunicazione di tali condizioni fisiche ed emotive, per questo ho disegnato a penna e successivamente trasferito su carta, uno scheletro umano che se osservato con attenzione denota una malformazione. Una rappresentazione di me stessa, inserita in uno spazio vuoto ed asettico, dove il tempo agisce indisturbato. Il logorio del corpo, rappresentato dall'esostosi che inficia la perfezione anatomica dello scheletro, è un riflesso dell'azione corrosiva attuata dal tempo sull'opera stessa: la carta assorbe l'olio che sparendo lentamente non lascerà traccia, l'inchiostro esposto alla luce svanirà. Il risultato complessivo è un impronta che non può esimersi dal piegarsi all'azione inarrestabile del tempo. Anziché rappresentare la mia carne rappresento le mie ossa come intima raffigurazione del dolore. Un autoritratto non riconoscibile.
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celeste,
Commenti 2
and the artistic process;
a thought-provoking piece.....congratulations!
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