L'Altra Parte del Sogno
Quando l'immagine di un criminale o di una vittima, veri o presunti che siano, viene mostrata dai mezzi di comunicazione, la legge impone che i volti delle altre persone, non coinvolte nell'atto criminoso, siano nascosti: solo l'oggetto dell'inchiesta può essere riconoscibile.
Dovere di cronaca.
Il sistema del linguaggio pubblico e le sue convenzioni sono un mondo interessante da studiare. Offre molti stimoli: è come un labirinto o un sentiero tortuoso che si inerpica tra regole, paradossi e vortici di contrari. La civiltà è un insieme di regole, la storia una lunga seguenza di trasgressioni, passioni e follie.
Usare questo gioco-sistema dell'”identità protetta” per me significa appropriarmi di qualcosa di pubblico e, paradossalmente, entrare al tempo stesso nel privato, nelle storie, incontrare dei soggetti e saccheggiarne il volto, l'identità. Mi ha sempre colpito ed incuriosito molto vedere in televisione gli “innocenti” protetti da un cerchio o da un quadrato o da uno “sfumato-vibrato”. Dal punto di vista dell'immagine si creano situazioni surreali: i “protetti” deambulano in modo buffo mentre dell'accusato, e del suo crimine, si ha una visione perfetta! Perchè non usare una semplice freccia e lasciare gli altri al loro stato naturale? Questo “celare per proteggere” sembra contenere qualcos'altro, motivazioni diverse dalla cura dell'innocenza e che hanno a che fare con il potere dell'accusa. Di fatto, in servizi di ordinaria comunicazione o di politica non si protegge nessuno... Mi chiedo semplicemente perchè.






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