Sound of thousand scratches
l'esplorazione del significato di un lavoro artistico, a volte, richiede indagini approfondite -
spesso gli artisti si pestano i piedi tra loro per questioni di visibilità -
Parte I – "prepair": Nella prima performance (21/02/2012) ho suonato uno strumento (composto di vari pickup piezo elettrici collegati ad un tavolo da disegno, ad un drum-pad midi ed una penna di bamboo microfonata) producendo in maniera del tutto analogica - attraverso una tecnica di disegno graffiato - una ambientazione sonora che mima un drone digitale. Per farlo, tracciavo segni più o meno astratti, ad inchiostro, su carta bibbia. Man mano che i segni sono stati realizzati, ho stracciato la carta e l'ho gettata, appallottolata, lontano dalla vista (una sorta di “atto psicomagico” per liberarmi di una parte del mio lavoro, e di me stesso, che non vorrei); nel mentre un addetto, lontano dalla mia vista, comunque raccoglieva i disegni disponendoli a parete, cercando di ricostruire il puzzle.
La prima performance è terminata una volta raggiunto il numero di "1000 graffi", ed un rumore ambientale densamente stratificato. I visitatori che hanno esplorato lo spazio, seguendo il suono, hanno trovato il video del performer, che svelava il trucco dell'origine del suono e dei disegni. Solo il pubblico più curioso ha capito che il video era la registrazione live di quanto il performer, in tempo reale, stava facendo nascosto nel più recondito angolo dello spazio espositivo; e quando qualcuno si sporgeva nella fessura che permetteva di vedere il performer, nel farlo, azionava un meccanismo sonoro, diffuso nell'ambiente assieme alla performance, contribuendo così alla formazione del lavoro stesso.
Parte II: "repair"
La seconda performance (16/03/2012) è stata proposta all'interno dell'opening di Jasa Mrlevie e concepita con lo stesso Jasa.
Si voleva dare l'idea di una lenta e totale sovversione dello spazio espositivo a me dedicato, attraverso un invasivo e precoce allestimento quotidiano dell'esposizione di Jasa, che ha occultato la mia che la precedeva. La performance, momento culminante del processo, vedeva il percorso di "scoperta" della performance fisicamente sovvertito (l'ingresso allo spazio è stato modificato per obbligare il pubblico non solo a notare il performer come prima cosa e non come ultimo atto esperienziale, ma addirittura creando un passaggio obbligato che ha costretto i visitatori a camminare sulla tavola in uso dal performer, creando suoni imprevisti e grossolane lacerazioni della carta) e si è conclusa quando il suono è stato fisicamente "coperto" dall'inizio della performance elettronica del gruppo supporter di Jasa, sfumando nelle sonorità digitali dei loro macchinari tecnologici.
I due brani ottenuti sono stati stampato su vinile (45" - n°3 copie); i disegni, buttati.
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