Prelievi H3/X/Y classe E (Pettino, L’Aquila)

Prelievi H3/X/Y classe E (Pettino, L’Aquila)

Installazione, Memoria, Politico/Sociale, Architettura, Paesaggio, Materiali vari, 132x44x8cm
L’architettura popolare aquilana degli anni Settanta, dove ho scelto di agire, è stata la più colpita dal terremoto. Qui viveva la parte più povera della popolazione, che lo Stato non ha voluto salvaguardare preventivamente, così come non intende farlo ora: gli edifici crollati sono ancora nelle stesse identiche condizioni di quattro anni fa, con macerie, spazzatura ed effetti personali ovunque. Anzichè rendere giustizia ai cittadini più colpiti, si è preferito al- lontanare la popolazione dalla sua memoria geografica, sociale e personale, indirizzandola prima negli alberghi della costa abruzzese, poi nelle new towns lontano dalla prima periferia aquilana, abbandonando gli edifici al loro stato di degrado, i quali andrebbero abbattuti e ricostruiti a causa delle gravi condizioni strutturali, oltretutto perico- lose per gli abitanti stessi (in questo si legge un interesse a conservare una memoria diversa, quella della tragedia, che fa leva sulla disgrazia, richiamando turisti curiosi, spesso invadenti e inopportuni).
Ho voluto provare a combinare la tecnica di restauro architettonico dello strappo e dello stacco di affreschi, ri- collegandomi così a una necessità storica, sociale, culturale
di conservazione della memoria. Parlo di una memo- ria recente, contemporanea, una memoria di tutti, collettiva, di chi viveva nelle periferie aquilane, le più recentemente costruite in città, eppure le più violente- mente colpite. Una memoria che per alcune persone rimarrà storica, anche se il tentativo apparente sem- bra invece quello di provare a tacere i fatti. Per questo mi sono recata a L’Aquila provando così a “salvare” qualche testimonianza edilizia, che per alcuni di noi è già storia, e così dovrebbe essere per tutti.
La scelta di presentare un trittico dialoga sia con la tradizione pittorica medievale e moderna, che con la forte simbologia aquilana intrisa di religione, paganesi- mo e misticismo. In particolare il numero 99 (multiplo di 3) ricorre in ogni angolo della città: 99 fontane, piazze, chiese, rintocchi della campana ecc... Una leggenda più che una certezza storica, una credenza che gli aquilani si passavano di bocca in bocca e che tenderà sempre più a scomparire data l’ attuale chiusura del centro storico: quello spazio comune in cui l’immaginario culturale di un popolo vive e si sviluppa.

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