L' INCIUCIO
L'opera propone una scena dai toni cromatici severi che evidenziano l'aspetto minaccioso dell'immenso edificio, mentre al contempo appare appassionata la miniaturistica rappresentazione delle figure presenti all'evento.
Nella tela si distinguono due piani: l'imponente residenza reale di Buckingam Palace che fa da sfondo al solenne corteo funebre della Principessa Diana e in primo piano i protagonisti di questa scena. La regale famiglia inglese è incarnata dalla Regina Elisabetta, che con sguardo accondiscendente benedice il gesto amorevole del figlio Carlo: il Principe accoglie le mani protese della futura moglie Camilla.
Sull'altro lato affiora tra la folla la figura di Dodi Al-Fayed sulla cui spalla si appoggia mestamente Diana.
Nel preponderante grigiore cupo e luttuoso della scena, il rosso delle uniformi britanniche simboleggia ufficialmente il momento storico, ma allude anche al sangue versato dei due amanti, che prematuramente hanno lasciato questo mondo.
La tragedia è sottesa in questa opera dai riflessi luminosi e bruni, impregna di sé ogni dettaglio della superficie dipinta che quasi ansima e respira.
Gli sguardi, le movenze dei corpi, i lievi gesti parlano con la sobrietà e l' intensità che hanno solo le passioni più intime dell'animo umano.
L'intero dipinto è attraversato da una febbre sottile che si percepisce in gesti appena accennati, in parole sussurrate, in movenze che sono il segno di un Destino inappellabile.
La descrizione realista del funerale di Lady Diana lascia il posto ad una suggestione onirica in cui i personaggi è come se vivessero un prima e un dopo.
Si tratta di una rappresentazione storica, nel senso comune del termine, ove troviamo eroi, martiri, tiranni, traditori, moltitudini, eventi, in modo che la pittura del maestro Ciotola è datata, si trova dentro la grande storia. Esprime una verità temporale, ma al tempo stesso una percezione istantanea dell'attimo, del tempo che scorre, e di una presenza, di un'anima, che simile a noi è vulnerabile ed enigmatica.
CRITICO D'ARTE
Prof.ssa. Michela Marconi Demaldè
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