Il pescatore
osservante l'opera, il “noi” che diventa, quasi con malcelata invidia, il fuoco geometrico “uomo” in primo piano. Un salto a piè pari avviene istantaneamente, superando immanente qualsiasi tautologica emozione o kantiano giudizio analitico a priori. Si è obbligati all’ Aisthesis, la sensazione diventa percetto ed i concetti operano un balzo a ritroso sfiorando rappresentazioni inconsce dettate dai colori che, volutamente chiaroscurali, impongono una vicinanza al confine angoscioso tra la presenza e l’Es. Una presenza che
rimbalza tra il profilo scuro dell’uomo pescatore ed il biancore tumultuoso del mare dettando in noi la ricerca d’una certezza che, incredibile, possiamo solo trovare nell’indefinito profilo del nostro Essere che, come lo sguardo che contempla l’opera, si sintetizza nel tutto, una gestalt che dal soggetto in primo piano ci proietta al cupo grigiore del cielo attraverso il bianco e tumultuoso schiumar del mare.
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Dalle mie parti,una scena che vedo spesso e che suscita sempre emozione.
Ho posato il mio occhio sulle onde,frastagliate,tumultuose.
Comunque molto profonda,nel suo insieme.
Ciao da Floo
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