Don Chisciotte e la lunga Notte

Don Chisciotte e la lunga Notte

DON CHISCIOTTE E LA LUNGA NOTTE

Don Chisciotte della Mancia è il più celebrato personaggio della letteratura spagnola, ideato dallo scrittore Miguel de Cervantes Saavedra durante un periodo trascorso in carcere. Il fine dichiarato dell’omonimo romanzo, secondo quanto rivela lo stesso Cervantes, è di ridicolizzare i libri di cavalleria e di satireggiare il mondo medievale, tramite il “ folle” personaggio di Don Chisciotte. Cervantes visse in Spagna, in un periodo storico caratterizzato dal materialismo e dal tramonto degli ideali, e intende mettere in ridicolo la letteratura cavalleresca per motivi personali. Infatti, fu soldato e combatté valorosamente in difesa della Cristianità nella battaglia di Lepanto, dove venne ferito. Egli quindi fu un eroe reale, ma trascorse gli ultimi anni della sua vita in povertà, non solo non premiato per il suo valore, ma addirittura dimenticato da tutti. Il protagonista della vicenda – un uomo sulla cinquantina – è un hidalgo spagnolo che si chiama Chesciana, morbosamente appassionato di romanzi cavallereschi. Egli trascorre intere notti e i giorni a leggere. Cosicché, per il poco dormire e per il molto leggere, finisce col perdere il senno. La sua mente si popola dei personaggi e delle vicende che legge nei libri. La realtà diviene un prolungamento del sogno dell’hidalgo, che si convince di essere chiamato a diventare un cavaliere errante. Si mette quindi in viaggio, come gli eroi dei romanzi, con un unico disegno: difendere i deboli e riparare i torti. Purtroppo per Don Chisciotte, la Spagna del suo tempo non è quella della cavalleria, e per l’unico eroe rimasto le avventure sono scarse. Tuttavia, la sua visionaria ostinazione lo porterà a leggere la realtà con altri occhi. E così, inizierà a scambiare i mulini a vento con giganti dalle braccia rotanti, le greggi di pecore con eserciti nemici e così via. Combatterà questi avversari immaginari risultando sempre sonoramente sconfitto, ma gettato a terra e sconfitto, egli continuerà ad essere Don Chisciotte. Fino all’ultima sfida, in cui un suo amico, travestito da Cavaliere della Bianca Luna, lo batte in duello, allo scopo di riportarlo a casa. Qui finisce la sua vita di cavaliere errante. Tornato a casa, viene colto da una improvvisa febbre, che lo tiene a letto per sei giorni, al termine dei quali si sveglia rinsavito. Don Chisciotte, dopo qualche giorno, tra i pianti degli amici, muore. E’ significativo che il nostro eroe muore una volta rinsavito: vi è forse sconfitta maggiore della perdita delle proprie illusioni? E vi è forse qualcosa di più vitale e fortificante di una salutare “follia”? Infatti, come osserva Erasmo da Rotterdam nel celebre “Elogio della Follia”, essa giova alla felicità degli uomini, donando all’animo umano uno stato di esultanza e di gioia perenne. “Che differenza pensate vi sia fra coloro che nella caverna di Platone contemplano le ombre e le immagini delle varie cose, senza desideri, paghi della propria condizione, e il sapiente che, uscito dalla caverna, vede le cose vere?” “L’intera vita umana non è altro che uno spettacolo in cui, chi con una maschera, chi con un’altra, ognuno recita la propria parte finché, ad un cenno del capocomico, abbandona la scena”. “Se uno tentasse di strappare la maschera agli attori che sulla scena rappresentano un dramma, mostrando agli spettatori la loro autentica faccia, forse che costui non rovinerebbe lo spettacolo meritando di esser (…) cacciato dal teatro come un forsennato?” “Dissipare l’illusione significa togliere senso all’intero dramma”. Nel quadro è rappresentata inoltre la Notte, immersa nel sonno , di ispirazione michelangiolesca, generatrice dei sogni, accompagnata dai suoi figli, il Sonno e la Morte, simboleggiati dai papaveri e dalla civetta. “La Notte è la Madre primordiale, generatrice di tutti i principi cosmici. Secondo gli Inni orfici si congiunse al vento e depose un uovo argenteo (la Luna) dal quale nacque Eros-Fanete, il desiderio che muove l’universo”. Infine, si dà rilievo al fatto che nel quadro le sembianze di Don Chisciotte sono assunte dal pittore spagnolo Salvador Dalì, che dedicò al personaggio del cavaliere mancego alcune delle sue opere surrealiste. Nel suo percorso artistico Salvador Dalì si è ampiamente servito del simbolismo, attingendo alla dimensione del fantastico, dell’inconscio e del sogno. Emblematico, ad esempio, il simbolo caratteristico degli “orologi molli”, apparso per la prima volta in La persistenza della memoria, si riferisce alla teoria di Einstein che il tempo è relativo e non qualcosa di fisso. Del suo operare, un giorno Dalì disse: “Dipingo immagini che mi riempiono di gioia, che creo con assoluta naturalezza, senza la minima preoccupazione per l’estetica, faccio cose che mi ispirano un’emozione profonda e tento di dipingerle con onestà”.

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Commenti 3

Gianpaolo Marchesi
11 anni fa
Bellissima!
giulio micheletti
11 anni fa
brava
Cat
11 anni fa
Cat Fotografo
Bonne chance !

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