Questo lavoro indaga l'identità del ben dissimulato, del mutaforma estraneo, dell’essere senza paese. Attraverso il fiber arts, il costume, e la performance, questi video indagano i miti ben radicati della femminilità grottesca, dell’ intersezione tra il bello e l'inquietante. In Bosco-Citta', la figura subisce una metamorfosi, come il paesaggio dietro di sé che si trasforma da un luogo ad un'altro. Come una cariatide spettrale, la figura è immobile, ma non inerte. Non è del tutto nessuna figura identificabile, e non è piuttosto da nessuna parte. La durata e il passare del tempo sono essenziali elementi del lavoro. Le aspettative di una narrativa lasciano spazio allo studio di dettagli minuti del paesaggio e dei movimenti quasi impercettibili della figura. La quiete e la presenza di quella figura quasi mitologica sono messe in discussione, perché scegliere di occupare un posto senza appartenere ad esso?
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celeste,
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