TEMPI MODERNI
Da una "trasfigurazione botticelliana" Filippo Staniscia riesce a descrivere la fragilità del mondo interpretata per mezzo di un sorriso "sfalsato". Tempi moderni è una rivisitazione pittorica chaplinianamente attenta alla satira del nostro tempo, al "grande fratello del voluttismo" all'insazietà dell'esibizione dell'icona contemporanea. Il rossetto nelle labbra della "Venere profanata", infine, segna una rottura dello style life cinematografico, per ridursi ad una "sollecitazione" dei sensi sacrali e puri.
Gabriele Romeo critico e storico dell'arte - Venezia
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