Logos I
Il progetto si compone di una serie di installazioni site-specific che cambiano conformazione e contenuto in base al luogo che le ospita. Possono racchiudere al loro interno una o più parole e presentarsi sia in forma di rebus da risolvere, sia come composizione generata dall’incastro delle parole adoperate.
Per facilitare l'intellegibilità del lavoro – essendo esso basato su un sistema linguistico non a tutti noto - l'opera è sempre accompagnata da un supporto visivo che fornisce all'osservatore gli strumenti necessari per lettura, istruendolo sulla corrispondenza esistente tra ogni segno e la corrispondente lettera dell'alfabeto latino.
L'installazione è composta da un numero variabile di fotografie in bianco e nero, raffiguranti una lettera dell’alfabeto muto. Ogni lettera dell'alfabeto è interpretata da due soggetti differenti, ripresi nella medesima posa, ma con minime variazioni, in modo da creare una leggera vibrazione visiva.
Il linguaggio dei segni utilizzato è il LIS (lingua dei segni italiana).
Le immagini si caricano poi di ulteriori richiami attraverso le pose dei soggetti, che richiamano in maniera più o meno velata le rappresentazioni pittoriche dal Rinascimento in poi, in una sorta di richiamo nostalgico ad un modo di vedere la rappresentazione facente parte del background culturale italiano.
Il titolo della serie, “Logos”, che in greco significa “discorso”, vuole esplicare il rapporto che si intende instaurare tra l’installazione e lo spettatore. Le parole che compaiono all'interno dell'opera sono infatti formulate sempre in modo tale da instaurare una conversazione, aperta a diverse interpretazioni, in maniera tale da determinare un dialogo mentale con lo spettatore, indubbiamente influenzabile dal suo background culturale.
Logos I
È la prima istallazione della serie, la struttura si rifà allo schema modulare dell’enigmistica e prevede la “ricerca” di una parola nascosta. L'installazione è infatti composta da quaranta lettere disposte in ordine sparso, salvo per una sola riga in cui esse compongono una parola di senso compiuto: “Esistere”.
La parola “Esistere” letteralmente significa “essere in atto”, cioè imporsi come presenza sul reale. Tale affermazione si collega direttamente al principio di “esistenza”, che rappresenta uno dei temi più ricorrenti nelle discussioni filosofiche. Nel linguaggio filosofico, essa designa lo stato di ogni realtà in quanto tale, o, anche, in senso specifico, lo stato della realtà che può essere oggetto di un’esperienza sensibile. Il termine, inserito in un contesto artistico di interpretazione, crea un discorso che abbraccia sia riflessioni di tipo intellettuale che riflessioni più vicine al vissuto personale di ciascuno, legate alla fragilità dell’esistenza, anche in relazione all'attuale stato di crisi in cui versa la società attuale.
Nascondere la parola in un rebus, inoltre, pone lo spettatore in una condizione di gioco, che da un lato lo incuriosisce, dall'altro lo spinge, quasi in maniera inaspettata, a riflettere su un concetto che, oggi più che mai, presenta forti implicazioni nella nostra quotidianità.
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