Like a Knife

Like a Knife

She felt very young; at the same time unspeakably aged. She sliced like a knife through everything; at the same time was outside, looking on. She had a perpetual sense, as she watched the taxi cabs, of being out, out, far out to sea and alone; she always had the feeling that it was very, very dangerous to live even one day.
Virginia Wolf, Mrs. Dalloway

Qualche anno fa, sottoposi per errore un rullino in bianco e nero già impresso a una seconda esposizione. Le strade di Parigi, il canal Saint Martin, i passanti, i visitatori del museo, le vetrine, la folla, le piazze e i bar si sovrapposero così alla Sternenfall, toccante esposizione di Anselm Kiefer che avevo fotografato pochi giorni prima al Grand Palais.
Dedicati a Ingeborg Bachmann e a Paul Celan, gli « atelier-fabrique » costruiti da Kiefer per Monumenta 2007 sono uno spazio di « sedimentazione » di materia mnestica e poesia, che entrano in collisione con lo spazio “aperto” del Grand Palais, il cui tetto di vetrate trasparenti gli permette di essere contemporaneamente “esterno e interno”. Kiefer costruisce spoglie pareti o edifici cubici dotati di porte sempre aperte, pronte a essere occhi-cornici attraverso cui osservare quello che ci sta attorno. È stato spesso rilevato dai critici come sia difficile, e forse sterile, fotografare le opere di Kiefer in maniera didascalica. Un errore tecnico mi ha permesso di rendere omaggio alla sua opera attraverso un’inattesa prospettiva: le costruzioni di Kiefer riemergono dalla superficie urbana, “scatola di ricordi” per eccellenza, e la attraversano come una lama.

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