Scrivere con la luce
Stavo fotografando il porto di Genova di notte, ho urtato il treppiede della mia macchina fotografica che aveva l'otturatore aperto su una posa molto lunga e. invece di cancellare il risultato ottenuto considerandolo solo il frutto di un errore, l’ho osservato con sguardo diverso.
In questo modo ho scoperto il potere creativo della luce. Apparentemente non si trattava di una novità visto che il termine "fotografia" evoca nel suo stesso significato etimologico l'intervento della luce, ma questa volta tutto era avvenuto quasi al buio. Capitava dunque che dei punti luminosi danzassero davanti all’obiettivo creando disegni, figure, immagini insolite: è a quel punto che ho deciso di approfondire questa ricerca trasformandola in una vera e propria sperimentazione che abbisognava di costanti verifiche, regole tutte da creare.
Trascorso il tempo necessario per assumere il pieno controllo del procedimento che la tecnica digitale ha reso pià rapido, la fotografa ha ottenuto non già risultati casuali ma immagini volute che ho battezzato "lucigrafie’’ perché gli aspetti più evidenti sono i segni che le luci disegnano nello spazio che fa da sfondo.
Improvvisamente il cielo si anima di strane ballerine e di fiori delicati, si affolla di figure che si inseguono, di riflessi che si intrecciano sulla superficie del mare notturno rivelando le increspature leggere delle onde di cui sembra di sentire l'andamento. Alle immagini notturne se ne alternano altre ambientate nell'atmosfera leggera dell'alba: qui le presenze luminose si fanno ancor più eteree. I loro movimenti è come se alludessero a creature misteriose frutto di quanto vediamo ma anche, nella stessa misura, di quanto crediamo di vedere. Improvvisamente appaiono fasci di colori, masse che si muovono in modo ondulatorio, pennellate cromatiche che si susseguono e si sovrappongono le une alle altre con effetti inaspettati, rapide esplosioni di scintille, vortici di luci che attraggono lo sguardo verso un orizzonte misterioso. Ma poi basta leggere le didascalie per accorgerci che tutto è avvenuto nel porto di Genova o in quello di Dubrovnik, al Gran Premio di Fl a Montecarlo o a Sidney, a Newcastle o a Sorrento, a Hong Kong o a Venezia, nelle tante città, qui assolutamente non riconoscibili, raggiunte nei miei viaggi.
Così ho imparato a scoprire la bellezza della luce ma anche dei processi che ne rendono misteriosa la percezione. Perché le forme che compaiono in queste fotografie esistono e noi le cogliamo con i sensi magari solo per un istante ma poi la mente, abituata a una realtà più immediatamente riconoscibile, le filtra e in qualche modo le respinge in un processo simile a quello della rimozione
Qui invece, le immagini ritornano creando atmosfere oniriche che alludono a un mondo tutto da scoprire e a cui abbandonarsi.
Commenti 2
bravo
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