(DO NOT) OPEN
Mi piaceva vederla al lavoro.
La realtà spesso non la soddisfaceva, per questo aveva trovato un modo con il quale trasformarla.
Dipingeva nuove prospettive, si calava nell’immaginifico.
Questa volta, però, non si limitò a mutare i colori, volle andare oltre.
Iniziò a sovrapporre più frammenti con un moto apparentemente casuale.
D’improvviso, tuttavia, qualcosa sembrò turbare il suo animo.
Una nuova dimensione si aprì di fronte a lei.
Ecco emergere il nascosto, il dimenticato, il sepolto.
Degli inviti inquietanti si palesarono, mostruosità conturbanti le tendevano la mano.
Non aveva cercato, né voluto tutto questo.
Niente avrebbe permesso di risalire da quell’abisso profondo inesplorato.
Mi allontanai subito dal mio nascondiglio, lasciandola travolta dall’inaspettato.
Commenti 6
In questa serie di foto, è interessante la sovrapposizione fra gli occhi delle belve con la grafica 'funzionale',
da comune imballaggio, delle scritte (mi veniva proprio per questo in
mente la prima scena del primo Jurassick Park - una serie che adoro proprio per il modo infantile di ripristinare attravero i 'mostri' una
percezione infantile, primordiale della paura.Evidentemente, non stai cercando di creare qualcosa di 'bello' ma, costi quel che costi, di crudelmente sincero.
Brava.
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