simbolo di pace

simbolo di pace

Pittura, Pace, Figura umana, Olio, 192x144cm
Questo quadro è una finestra che si apre, improvvisa, su un mondo di pace: Si respira, si assapora, si tocca la pace.
Un pontile che conduce a un lago. Un Lago che non si vede, che è una promessa.
Tre assi, che sembrano venire fuori dalla tela, ti permettono di salire su questo “sentiero di legno” che divide in due questo muro di giunchi. Giunchi verdi come grano, dai riflessi gialli e azzurri.
La luce che proviene da dentro il quadro è la stessa che rimane imprigionata nelle asperità della materia ai lati della scena e che, come se fosse stata strappata, ci rivela la figurazione: epifania dell’infanzia ritrovata che continua a vivere dentro ciascuno di noi.
Il racconto ti trascina, di corsa, sulle spalle di quel bambino nel più azzurro dei cieli. E’ come se, d’improvviso, anche tu potessi fare il suo stesso gioco e diventare uccello, o nuvola, o aquilone e farti sollevare dal vento in mezzo a quell’azzurro. Non puoi vedere il suo volto ma sei certo che abbia un grande sorriso e potresti sentire il suono delle sue risate, se soltanto avvicinassi l’orecchio alla tela, lo immagini con grandi occhi azzurri, come quel cielo, rigati di lacrime, per la corsa felice, controvento.
Ma lui è anche, fino in fondo, un uomo-bambino. Ha vestiti grandi, che si riempiono di pieghe sulle gambe, e braccia muscolose. Forse era ancora uomo mentre osservava il quadro, quando ha deciso di entrarci, quando ha percorso, sicuro, il primo tratto di questo pontile, carico di pensieri. Poi ha respirato profondamente e si è abbandonato a questa corsa serena, a braccia aperte incontro alla vita: per ritrovare la serenità perduta nel mondo di fuori.
Tutto intorno a lui è armonia e mistero. E’ stupore per così tanta meraviglia: Il colore caldo di questa giornata d’estate, il suono degli alti steli verdi mossi dal vento. Il profumo delle assi di legno, che scricchiolano sotto il suo peso, sempre più leggero.
Ogni “strumento” è stato accordato per assecondare la melodia del creato. Eppure in questo racconto, non sfugge l’elemento di rottura: Siamo cercatori di quella felicità conosciuta da bambini, ma lo facciamo portandoci dietro la nostra storia. Così questa camicia rossa, plastica, scultorea, è il peso che ci portiamo dietro in questa corsa, quello che ci fa stare con i piedi per terra: il peso della passione che non produce bellezza, del sacrificio che indurisce il cuore, dell’amore che non riusciamo a riconoscere.
Diventerà leggero questo peso, lungo questo sentiero sospeso tra i giunchi e il cielo. E ci permetterà di spiccare il volo, lasciano fuori dalla tela le tempeste grigie del nostro tempo, per diventare anche noi parte di questo azzurro.

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Commenti 1

GIAN LUCA BARTOLI MARIANI
11 anni fa
BELLISSIMO LAVORO...COMPLIMENTI

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