Miss with Rabbit
In “Signora con coniglio” Daniela Lorefice consolida il suo percorso visi-on-calc che agisce sui seguenti argomenti di base: Deconcettualizzazione, Composizione, Struttura. La Deconcettualizzazione, che si giova ad esempio della grafo-grafica, ovvero posposizione dell’ideogramma della scrittura nei piani concorrenti della nuova forma, o della reiterazione irregolare di moduli codificali, pone su un medesimo livello le concrezioni postume di una cultura massificata e statica, restituendo loro il dono della fantasia costruttivista, un brain-storming riedificante che rende nuovamente visibile il progresso, una volta liberato dalla scorza del concetto puro ormai inservibile. E’ il nuovo volto della semantica comunicativa, in qualsiasi settore. La Composizione è frutto del suo contrario, una “anarchia visiva” che addiviene ad una congruità delle proposte basata su un atteggiamento di rivolta all’ordine culturale costituito che insiste ormai su una ipocrisia storica del Linguaggio. Quindi alternativa visibile del Linguaggio. La Struttura è finalmente fluttuante, o come oggi si preferisce “liquida”, aderisce perfettamente alle nuove teorie che, in ambito architettonico-graficocontenutistico, esigono una modularità rispetto ai cambiamenti repentini e ricorrenti della moderna convivenza cultural-sociale, dovuti ad una politica di bisogni ormai perennemente destabilizzati. L’elemento di novità nel consolidamento citato è rappresentato dal corpo femminile. Questi, facendo leva sulla statica simbolica dell’erogramma, nudo-sensualità-possesso, parimenti viene derubricato come concetto statico dell’opulenza iconografica, svuotato perfino dei significati di oppressione, violenza, strumentalità, e riconsegnato alla Storia come elemento compositivo della struttura labile. Due le steli su cui si poggia il dolmen della cronaca evasa: la Femmina, la Sostanza. Femmina in quanto archetipo della modularità significante, tassello fondamentale su cui si basa la neo-economia dopo il flop maschilista, e Sostanza di cui è fatto lo stesso erotismo, seppur variamente decontestualizzato, che ha poco a che fare con il sesso e molto con il desiderio, il quale oltre alla guerra si spera contribuisca alla ricostruzione di cui ogni guerra abbisogna. La Femmina di Daniela Lorefice spunta come un fiore di cardo, bello ma difficile a trattarsi, nel panorama acquisito della sua proposta, autentica, di rifondazione dell’Arte intesa come Sentimento, di riproduzione cosciente e conservazione del pensiero stesso di una sopravvivenza che sia degna del segno e del colore. Ecco perché di Femmina il suo pamphlet sentiva e sente il bisogno.
Testo critico di Sergio Gabriele – 05 Febbraio 2013 – FemminArt Review – www.femminart.it
Commenti 5
Sono d'accordo con il tuo commento su Artbrescia, sarebbe stato interessante sapere il significato dell'opera e dato che l'artista non c'era sapere almeno dalla giuria quali sono stati gli elementi così significativi che li ha convinti.
Il fatto che poi non si sia presentato, abbia un nickname, e in rete non si trovi nulla di questo tizio....mah
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