Da che parte andare
Catalogo Tascabile
ODE On Demand Editons
Formato 10x15 cm
Cucitura in brossura filo refe
40 pagine
17 immagini
www.ondemandeditions.com
SONO SOLO FANTASMI!
Essere dei giusti, nel proprio impegno artistico, significa assolvere a un dovere o a una necessità, quella che il proprio paesaggio psichico reclama.
Stefano Pravato, schivo e modesto nel quotidiano gioco sociale e incline all’autoironia fino al limite dell’arrendevolezza, in questo work in progress (di cui il catalogo dà conto in modo molto parziale) dedicato alle figure del sogno, o fantasmi che dir si voglia, è un giusto.
Con grande determinazione da tempo, in una sorta di giornale intimo o diario di bordo quotidiano, accumula immagini di questo mondo sospeso tra sogno e realtà.
Immagini che esprimono la sua più intima e tenace vocazione. Che fare contro la terribilità dell’assedio quotidiano? Contro la morte? Contro il buio? Contro l’alienazione? Come allontanare il terrore della notte che incombe?
Tutto è instabile, mutevole, imperfetto ma bisogna opporsi a questa imperfezione. Essere perfetti nel rubare l’attimo dell’epifania, del frammento inatteso e rivelatore. Quasi una confessione che fa luce sul proprio enigma e sul nostro enigma.
Non è un esercizio di stile o un capriccio d’artista, è una cosa seria, un destino fatale, una questione di vita o di morte, in definitiva una ricerca di senso ultimo.
E così si entra in un sistema espressivo che riguarda “vite sospese” che emergono dal sostrato psichico ma sono “reali”. Immagini create con un processo graduale di svelamento. Dai primi segni sommari, ottenuti con il fumo di una candela avvicinata al foglio alle successive definizioni con il segno esatto della grafite.
Prendono allora vita figure ora più allusive ora più nitide, vicine agli iconemi (di cui diceva Tomàs Maldonado; immagini sfuocate ai limiti della riconoscibilità) come si addice agli abitanti di un territorio sospeso tra terra e cielo, che non appartiene propriamente né all’una né all’altro.
Questi fantasmi di Pravato ci ricordano come tutto in fondo sia una metamorfosi, che nulla è morto, concluso, polverizzato per sempre, e tutti, uomini e donne, né uomini né donne, attraverso il richiamo smarrito e gentile di queste “immagini interiori” sono qui per vivere e rivivere.
La storia dell’arte inizia con i segni primordiali ma esatti dei cacciatori-pittori che 30.000 anni fa istoriavano le volte delle caverne. Allora inizia una catena che non conosce evoluzione, perché l’arte come l’amore, non si evolve, ma è (o non è).
Ancora una volta Stefano Pravato lo ricorda e ci ricorda che le leggi del marketing culturale non sono quelle della verità artistica. Chi non balza al momento giusto fuori dal nido ci resta dentro e gli capita in destino di riflettere, forse, sul balzo non compiuto. Chi non balza al momento giusto spesso si trova compagno di molte anime “non nate” e a riflettere con i “morti”. E’ allora che reca ai “vivi”, così lontani da lui, la sostanza della loro vera vita.
Honorio Bustos Domecq
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