Untitled
Il progetto fotografico, sotto forma di polittico, vede una scena centrale dove è predominante il riferimento al western all’italiana, e porta verso la rudezza del paesaggio siciliano che sembra “far west”: la congerie di costruzioni venute su senza regola. La scena, è quella finale, dove gli sguardi ritmati, ponevano lo spettatore più vicino alla situazione, con l’apprensione del colpo di scena imminente! Essa potrebbe ricordare anche a certi fatti sanguinosi legati alle stragi mafiose dei piccoli centri dell’interno dell’isola. Tutto ciò sembra passato, finito, ma purtroppo, tutto resta radicato, nel perdurare nel tempo, dentro le case, l’aria di paura, di indifferenza, che per certi versi è “la fine”!
La fotocamera analogica, una Holga in plastica, ha poi fermato le pose su mobili e suppellettili di una casa non più abitata, dove a prima vista, questi sono messi in risalto in maniera inquietante. Gli attimi degli scatti, il movimento corporeo del fotografo, hanno scandito i suoi passi, un passaggio ulteriore, ritmico, in dialogo con la scena filmica. L’opera vuole essere vicina a quello che il grande scrittore Josè Saramago, scriveva: ”La fine di un viaggio e' solo l'inizio di un altro. Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini”, ecco, la fotografia, come il cinema, a volte, ci da la possibilità di ri-percorrere nuove tracce e nuovi sedimenti della realtà che ci sembra di aver compreso completamente, cosìcchè, le nuove possibilità che scopriamo negli spazi della realtà fisica, ci offriranno la strada verso un possibile e sostenibile cambiamento.
(Untitled, 2012, tecnica mista su carta cotone dimensioni variabili.)
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