LA FINE DEI GIOCHI
una ricerca psico-visiva in più episodi
progetto video-installativo
concept, film, editing SALVATORE INSANA
2012
episodio I – LA FINE DEI GIOCHI (5'30'')
Lasciarsi andare. Far sì che quel che c'era (l'energia, il suo sorriso) venga trasportato dalla corrente. Cambiare fase. Racimolare mancanze. Alla deriva, vinti nel vortice. Contemplare ammutoliti il gorgo che attrae e risucchia – mantenendolo tuttavia perfidamente a galla – il passato. Sei lì dove non puoi che annegare, ma puoi farlo solo lentissimamente. Risalire la corrente mentale fino alla fine infinita dei giochi, quel percorso di vicendevole tortura tra memoria e visione. Nel fragoroso silenzio dell'anima, nell'inesausta dissoluzione, quella dell'acqua, che <<muore ogni minuto, senza sosta qualcosa della sua sostanza se ne va. La morte quotidiana non è la morte esuberante del fuoco che intacca il cielo con le sue fiamme; la morte quotidiana è la morte dell'acqua. L'acqua scorre sempre, cade sempre, finisce sempre nella sua morte orizzontale. La pena dell'acqua è infinita>> (Bachelard).
episodio II – HAPPY DAY (3' 10'')
Nostalgia dell'Eden. Bolla temporale. Una domenica di sole nel parco. Armonia ludica. Assottigliamento del visibile, nel venir meno della documentabilità di qualsiasi memoria che si rispetti. La discontinuità (dal tempo, dagli occhi del presente) ha bisogno di una forma per farsi palese.
episodio III – DEL SEGUIRE SENZA CADERE LA LINEA ASSEGNATA (4' 23'')
Cadere è tentazione più forte del restar sul filo. L'ostinazione del raggiunger l'equilibrio, il baricentro vitale, aldilà della cinematica e della biomeccanica, rientra nel novero dei più arditi atti mentali. Un'impossibilità.
episodio IV – DIMENTICARE IL MONDO (2' 15'')
Altalenarsi. Dimenticare il mondo. Cullarsi e farsi cullare con un gesto d'ondeggiamento regolare. Simbolo e metafora del persistente andar su e giù dell'umore. Bipolarismo vittima della crudeltà dei tempi. Eppure isolarsi in tal caso dal caos sonoro. Poi farsi svegliare all'improvviso, arrestati.
episodio V – UN TENTATIVO DI FUGA (3'00'')
Si comincia presto, piccoli e inconsapevoli. S'impara già in età pre-scolare a stare dietro le sbarre. E ci si diverte anche! Come ci si diverte dentro, e come si è smarriti fuori!
Addestrati fino dall'infanzia nel recinto d'un universo concentrazionario, allenati a pensare gli ostacoli come necessari e insostituibili strumenti a sostegno della tua sicurezza, quella che viene millantata per rete protettiva non è altro che una gabbia camuffata e ornata di piacevoli distrazioni.
Per non farci pensare di poter andare troppo oltre, per non permetterci di cadere a terra, per tutelare la nostra incolumità, la nostra saluta psico-fisica, così che la vita non ci contatti né ci intacchi, così che, ingenui e sprovvisti di anticorpi strategici, la vita non ci venga somministrata se non per canali libidinali confezionati all'occorrenza da chi ha in mano le chiavi della carceraria giostra dentro la quale ci dibattiamo con gioia riflessa.
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