L'IO RIFLESSO
La conoscenza del proprio “io” ottenuta con l’esperienza di vita e la saggezza dell’età (e raggiunta con un’approfondita autoanalisi), lascia nell’individuo due grandi doni: "autostima e umiltà", necessari per raggiungere i propri sogni e per amare il prossimo.
Ho scelto un volto di donna segnato dal tempo, evidenziandone la pelle grinzosa con l’illuminazione di una luce diretta proiettata nel buio, per riconsegnare ciò che “ella è” nella sua totalità, senza omettere nulla: metaforicamente, esporre un difetto con disinvoltura, è l’accettazione di sè e quel difetto diviene infine un pregio.
La luce violenta sulla guancia, scolpisce il profilo della donna inquadrata di tre quarti, ottenendo un effetto ottico di sdoppiamento.
La visione del profilo e dei tre quarti simultaneamente, espone la persona al prossimo e su più prospettive, quasi a voler aprire una comunicazione diretta e vera, fatta di riflessione e completezza, escludendo la superficialità (...un po’ come dire: “Eccomi! Ora cercate la mia vera essenza).
Ho deciso di lasciare un’espressione “neutra” a questo volto, con l’intenzione di rimarcare l’inutilità dei rapporti superficiali, tendenti a “battezzare” la personalità di qualcuno con presunzione, trascurando quella indagine introspettiva positiva, che porta alla vera conoscenza l’uno dell’altro.
(Maria Cristina Baracchi)
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