Tuttoqui (oggetto minimo per osservare immagini in movimento)
Questi strumenti si basavano sui loop, sequenze di immagini che riproducevano azioni complete e in continuazione. I nuovi media, all’inizio, dimostrarono di avere gli stessi limiti tecnologici degli strumenti pre-cinematografici, legati ad esempio alla lentezza delle CPU o delle connessioni, tanto che la ripetizione caratterizza i primi filmati di QuickTime, i primi videogiochi e le gif animate.
Il loop, in apparenza solo un limite tecnico, diventa un motore narrativo (Lev Manovich, Il Linguaggio dei Nuovi Media, 2001): le sequenze fotografiche –leggere ed essenziali- presenti in ciascuno strumento raccontano storie che, nella loro continua ed ossessiva ripetizione, sono metafore dei limiti intrinseci alla natura umana. Il tempo è ciclico e ricalca la dimensione naturale delle cose, con una visione del mondo che si stacca da quella cristiana, dove tutto è teso verso un fine. In uno spazio asettico e minimale, attraverso la pratica dell’autoritratto l’autrice fa spesso riferimento a figure della letteratura e archetipi mitologici, divenendo così altro da sé.
"Tuttoqui" è il lavoro che dà il via all'intero progetto.
Zootropio è un termine che viene dal greco, e che significa ruota della vita. Il ciclo della natura si ripropone sempre uguale, per sempre. In tutti i luoghi e in tutti i tempi. Nasciamo, cresciamo, ci riproduciamo e poi moriamo, così all’infinito. È sempre la stessa storia che si ripete. Una volta eliminate tutte le sovrastrutture ci si rende conto che cose che veramente contano nella vita sono tre o quattro. Alla natura matrigna non importa della nostra sorte. Il suo è un tempo ciclico, non lineare, non teso verso un fine, verso una fine, verso Dio. Un tempo ciclico, che si ripete sempre allo stesso modo. È l’eterno ritorno dell’uguale.
Quindi viene spontaneo chiedersi: è davvero tutti qui?
Per questo raccontiamo storie, inventiamo narrazioni. Per provare a dare un senso.
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