Quei caldi petali di rosa
Cerco le cose piccole, le più facili da trovare, quello che resta di una giornata, una qualsiasi ed espongo il mio archivio: è fatto di tracce materiali, emotive, della vita di tutti i giorni. Sono carte già scritte, recuperate dal cestino, con idee ormai passate, appunti, compiti, lettere scartate, biglietti del treno, cartellini dell'ultimo abito acquistato, ritagli, resti.
Li ricompongo traducendoli in forma, attraverso l'assemblaggio, le trasparenze, le sovrapposizioni della carta strappata, dei ritagli di stoffa, tra fili, colori, campionature, sempre cercando nuovi rapporti tra materia e trame.
Ritrovo in essi una memoria privata che è anche collettiva, frammenti di racconti, sedimentazioni di ricordi e parole sospese in un percorso che si snoda su sentieri interiori tra mondo visibile e invisibile.
Mi interessa l'abito, che diventa costume per infiniti personaggi, vestito da indossare per i mille travestimenti dell'essere umano, contenitore di corpo, traccia e impronta dell'anima
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