Intesa
Opera su di noi con pungente insistenza, quasi a sfidare una qualsiasi forma di relazione, creando nel fruitore un disagio dettato dalla consueta abitudine a sfuggire dinanzi ad una comunicazione che sappia metterci realmente in gioco.
La pennellata veloce, la trama che costituisce quell’essere è una tessitura, un “intreccio” fatto di una materia pronta a sfaldarsi. Un senso di precarietà, di un costituirsi predisposto al dissolvimento dettato da un sensazione di frenesia che si interpone fra noi e l’altro, impedendo o rendendo difficile il dialogo. Ne rimane un gusto amaro di solitudine, ma anche una volontà di autoaffermazione del “qui ed ora”.
Ciò che emerge da quel bianco costituisce solo un lato di un essere, in cui ci riconosciamo, non la sua interezza che rimane apparentemente inglobata in quell’abbaglio totalizzante.
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