Acqua
Una piazza come espressione di un viso. Un’idea bizzarra all’apparenza. Bisognerebbe cedere terreno, costruire altre “piazze”, altri modi di significare o averne consapevolezza. Si ritorna sempre al pensiero debole, l’apparente ordine. Questo lavoro viso-piazza sottrae la casualità alla sola centripeta significanza. Auto composizione come un dolce inganno. Il punto di rottura andrebbe sperimentato. Naturalmente la questione: scavare oltre le fondamenta, scoprire la sorgente, il luogo della “gente corpo” è il “corpo senza viso”, senza piazze. Sperimentare gli strati oggettivi, la coscienza modificata. L’architettura, qualora si applichi compone viseità, funzione a questa. Sarà corpo quando interpreterà l’esperienza delle stratificazioni oggettive, per contro conosciamo “l’occhiuta” rappresentazione di stati: la geomanzia mediterranea o il suo predecessore, feng shui.
Commenti 5
è bellissima!
grazie della visita.
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