Vuoti Imboccati (Sofisma N°2)

Riecheggia il sapore del nulla, l’inaccettabilità dell’uomo di afferrare l’attimo, di vivere nell’istante, nell’impossibilità del presente. Nell’ingabbiamento della realtà le convenzioni sociali, trasformate in catena di montaggio, ci perseguitano. Il senso dell’immateriale, l’appartenenza a chi sa di essere misera cosa, mi pervade nell’intimità della mia casa cosi come l’intimità formatasi con il fardello che porto dalla nascita, condividendo il disagio del non esserci. È l’uomo che crea la “realtà” e come risultato essa ne rispecchia gli schemi intrinseci con tutti i paradossi e le anomalie. Uno dei quali è che l’uomo ne rimane vittima. Non più autore ma attore inconsapevole di questo spettacolo. Cosa rimane se non un goffo tentativo fallimentare di opposizione. Uno spettacolo ed esibizione del separato inteso come esclusione o autoesclusione. Portare ai massimi estremi il proprio ruolo per sconfinare i limiti, sconvolgerne le forze . L’individuo giostrandosi tra i significanti , vestendosi di ridicolo, ma mai rasentando il grottesco, legittima il suo nonsense in tale contesto, rinunciando all’io preposto ,al suo ruolo in questo spettacolo. Anche il semplice atto di mangiare con un cucchiaio può diventare un operazione complicata, impossibile se introduciamo un errore,un sofisma. Nonostante ciò si continua a ripetere l’azione, fino alla nausea. Ma è proprio nel perpetuare convulsivamente il gesto che va ricercata la chiave di lettura. Ma non come atto di resistenza o opposizione. La consapevolezza dell’impossibilità dell’azione di diventare atto compiuto mi permette di superare il limite della semplice imitazione.

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Commenti 1

giuseppe scandurra
12 anni fa
nella foto in copertina c'è l'installazione oppure http://www.premioceleste.it/opera/ido:151562/

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