Grande turchese, dittico

Io credo che debbano essere i segni, la materia e il colore a parlare e possono dire cose diverse, ma anche molto simili, perché sono la vita, possono parlare del tempo, del viaggio, del mutamento. Quest'opera fa parte di un ciclo di quadri caratterizzati da grandi campiture di colore chiuse da una fascia nera che spesso colloco sulla destra della tela, altre volte sul margine superiore e ai lati. Il nero crea un limite, in ogni tela lascio sempre almeno un lato aperto, in modo da dare al colore la possibilità di espandersi all'infinito. La tela, la materia, il colore sono “luogo”, spazio fisico, territorio con dei limiti, dei confini, degli spazi, ma il colore abbraccia, include, compenetra e penetra chi guarda, supera i limiti.
La tela dipinta è parte della vita, niente di ciò che si vede è simbolo, tutto è segno, traccia, mappa in cui si può entrare.
Nel mio lavoro cerco di lasciare una traccia del tempo, metto in evidenza la mutevolezza, l’instabilità, il valore anche della perdita, creando strati di colore e materia che in parte celano, in parte svelano ciò che è sotto, traiettorie invisibili, relazioni: da un lato questi segni sono la mia impronta, il mio appropriarmi dello spazio del supporto, dall’altro i segni rappresentano l’invisibile, i rapporti tra le cose, i legami e le distanze, la struttura che sostiene.
Noi siamo fatti di relazioni, siamo in massima parte il risultato di relazioni che instauriamo con noi stessi e il nostro ambiente naturale e sociale .
Forse tutto il significato sta nel rimettere in discussione, nel guardare da un altro punto di vista, nel trovare altre soluzioni, nel relazionarci in modi sempre nuovi. La crescita, il valore, la vita stessa stanno in questa capacità di cambiare e metterci in relazione.
Françoise Calcagno