paesaggi New York (43°46'57'' N 11°17'14'' E) 2012
Essi rappresentano immagini in diretta di webcam sparse per il mondo e in seguito condivise su internet.
La tecnica usata è quella del foro stenopeico che consente alla luce di questi paesaggi, filtrata da quella del web, di imprimersi senza mediazioni sulla carta fotografica.
Le potenzialità tecnologiche eliminano la necessità di porsi direttamente davanti ai soggetti per fotografarli e permettono, guardando da Firenze verso est di ritrarre New York.
Pensiamo all’atto di volontà che porta a condividere un paesaggio sulla rete come ad un gesto di auto-rappresentazione che manifesta, attraverso il paesaggio, una delle identità contemporanee.
L’intervento vuole far vedere, rifigurare, affermare l’autorialità di un paesaggio non solo come priorità dell’arte (necessaria), ma anche come principio di riconoscimento collettivo della comunità che lo percepisce e decide di comunicarlo.
Come sostiene Alain Rogér il paesaggio non esiste. O almeno non esiste fino a quando qualcuno non lo esplicita definendolo, riquadrandolo, rendendolo manifesto in un’unione dialettica di significante e significato. Fino a prima di quel momento esistono solo paesi.
E’ con un processo di riconoscimento culturale, l’Artialisation, che l’artista lo “inventa” caricando quell’unione dinamica di spazio e attività dell’uomo di un valore quasi sempre profondamente esistenziale.Ogni epoca ha creato i suoi paesaggi riversando le proprie idee nel rapporto in continua trasformazione con i luoghi. Luce, forme e colori diventano strumenti sintattici che articolano sempre nuovi significati. La nostra epoca non si sottrae a questa continuità.
Il racconto del paesaggio in questa prospettiva è un atto di volontà, della volontà di creare delle descrizioni di ciò che siamo qui ed ora attraverso lo spazio che viviamo mostrando agli altri quello che si vede dalla nostra finestra.
Oggi, come pensa Luisa Bonesio, il riconoscimento di un paesaggio ha un valore profondamente sociale ed è ancora la volontà di territorializzare, ovvero di segnare con gesti culturali l’appartenenza ad un preciso luogo, che l’uomo esprime nella determinazione di un paesaggio.
Come per lo Stimmung dei paesaggisti romantici, oggi esiste ancora una sintonia armonica con lo spazio che abitiamo sempre più carica di valori sociali che non possono prescindere dal concetto di comunità.L’esistenza di una comunità globale che raccoglie e condivide webcam da tutto il mondo e crea la potenzialità di riquadrarne frammenti rendendoli significativi è un fenomeno contemporaneo che impone di ripensare ai linguaggi che abbiamo usato fino ad adesso per creare
o rendere visibili i paesaggi. Ripensamento che nasce sia perché l’atto decisionale di mostrare ciò che vediamo dalla nostra finestra svela la volontà di comunicare la propria esistenza, sia perché questa comunicazione si avvale di paradigmi dello spazio che fino all’avvento del web non erano possibili.
Possiamo potenzialmente dire a chiunque quale sia il nostro paesaggio, possiamo farlo anche se chi ci sta ascoltando non vi si trova di fronte e infine lo facciamo mostrandone il movimento e quell’ininterrotto percorso di trasformazione endemico a cui ci stanno abituando le idee sul paesaggio contemporaneo.
Tutte assieme le immagini che ci arrivano dalle web-cam sono una sorta di tentativo inconsapevole e quasi automatizzato di costruire un paesaggio diffuso che osservato da lontano è un’immagine significativa del mondo che stiamo vivendo.
La nostra scelta è di riquadrare quest’immagine del mondo per rappresentare un valore esistenziale in cui pensiamo di essere pienamente coinvolti.
La luce è quindi quella dello schermo, l’immagine quella di chi ha deciso di comunicarla, il paesaggio che rendiamo palese è globale. Il nostro atto di volontà consiste nel raccogliere questi frammenti per renderli paesaggio contemporaneo.
Abbiamo deciso di raccoglierli senza mediazioni, lentamente con delle pose stenopeiche, i fogli sensibili si imbevono della luce del mondo mediata da quella della tecnologia lasciando che lo scorrere di questi luoghi crei una traccia che è forma e movimento.
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