Il CAOS e il CASO (Tra s-figurazione e astrazione)
( TRA S-FIGURAZIONE E ASTRAZIONE )
Il progetto presentato è un inedito confronto tra interiorità e mondo esterno. La pittura liquida scivola e scorre sulla tela creando un Caos di forme e colori che evocano sia astrattismo che figurativismo, si mescola alla materia volta a volta diversa. Rifiuti urbani : latta, carta, sabbia, tessuti e ….
Appaiono racconti, viaggi, ingorghi di presenze non volute accanto a quelle cercate, come MINE sepolte nella profondità del nostro io, pronte ad esplodere se solo si scava, se solo l’occhio si sofferma; allora, sciami sismici anticipano appena successivi sconvolgimenti, forti e potenti; disagio, scossa e infine una esplosione di coscienza. Noi per primi colpiti da astonishing, da sbalordito stupore.
Lo schiaffo dura un attimo, la coscienza è per sempre.
Attingiamo all’inaudita forza del colore e della forma per abbattere vecchie strutture e luoghi comuni che ci impediscono di esistere e di vedere e procediamo oltre.
Il Caos è dentro di noi, fuori di noi. È ovunque.
Maria Grazia Lunghi
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La deflagrazione deve avvenire dentro l’artista, unico epicentro possibile di un terremoto che, ad ondate successive, rada a terra tutti i vecchi edifici dove alloggiano le certezze di un pensiero omologato e acquisito acriticamente.
Ciò deve partire dal Caso e da un gesto inconscio che lo determini, non può essere studiato a tavolino.
Essere “provocatori” non fa parte dell’essere artisti; uno schiaffo dato a freddo provoca una reazione momentanea, non un’esplosione.
Occorre mettere MINE nel terreno profondo delle idee ed il detonatore lo detiene l’artista, anzi è lui stesso.
Non dipingiamo, rigurgitiamo materia sulla tela. Lacrime e sangue e tutti i residui organici sono impastati alle sabbie, ai colori, ai rifiuti urbani per la necessaria illusione di immortalità, non delle nostre opere ma di noi stessi, mediante il nostro DNA.
Il risultato è una opera s-figurativa, (non a-figurativa) perché tracce di umanità restano visibili a chi, pietosamente, le sa cercare tra le macerie per ricomporle nel catafalco della propria mente.
Kalòs
(Calogero Carbone)
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