"CRIC CROC E MANICHICIASCU"
Il tutto reso in presenza di una contingenza, di un coesistere, come in un ossimoro, di passato e futuro, di tradizione e futuribilità. Una compresenza di estremi resa possibile, però, solo nel presente. Nell'eterno presente dell'arte.
Perchè possono passare gli anni, può persino mutare la genetica, "deformando" i connotati e le forme, ma l'indole umana resta imressa come un marchio, come una caratteristica specie specifica della razza, in quei volti sempre uguali nel tempo, nella "mira" di quegli sguardi umani, drammaticamente troppo umani. Del resto il concetto di tempo, anzi di non tempo, sembra essere una delle costanti del lavoro di Saija. Le sue sono opere slegate dall'attualità eppure sono propfondamente attuali. Così legate nell'intimo ai risvolti e ai recessi dello scibile umano da andare persino oltre il contemporaneo. Lo sguardo dell'artista, quasi come quello dei trei scagnozzi, sembra sempre rivolto oltre e altrove, verso un punto indefinito dove tutte le storie sono destinare a incrociarsi. Una poetica, quella di Sajia, incentrata sull'universialità dell'esistenza, di uno spicchio di esistenza, immortalata oltre il tempo e oltre lo spazio, sempiterna
A cura di M.Rinaldi
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