Back to black
In modo uguale un’idea che deriva dalla tradizione, il ricamo, con il suo gusto artigianale e l’impiego estetico del tempo, viene trasformato dallo specifico di una ricerca artistica. Se la base è la testimonianza di una civiltà che ormai esiste solo nella memoria, quella contadina - tra i cui valori basilari entravano appunto la ricchezza dell’oggetto utile e unico, durevole una vita intera, e la pratica “regolamentata” del corredo come dote – gli sviluppi, a seguito di fasi precedenti in cui l’artista conservava l’integrità formale del ricamo, consistono in una libera interpretazione declinata al presente.
‘Domestic dream’, il grande centrino di corda marina adagiato al centro, rivela subito un carattere fantastico: presente come una scultura eppure lieve nella trama, fatto di una materia resistente eppure duttile al lavoro paziente di mani femminili, questa installazione condivide con le opere minimali il riferimento allo spazio, poiché ne modifica la percezione con la sua stessa presenza, ma senza concludersi in un rigido schema concettuale. La riflessione lascia luogo a un discorso libero, ispirato, quando romperai tutti gli ormeggi ti potrai legare con i nodi più belli…l’accettazione del processo vitale di inizio e di fine, si legge in/da piccoli telai da cucito simili a oblò, la cui dominante nera lascia emergere, al posto di scorci paesistici, lettere di una tonalità più lucida; come suggerito dal titolo ‘Back to black’.
L’installazione di Manuela Menici arriva a un eccezionale equilibrio tra opposti, il bianco e il nero, i pieni e i vuoti, la memoria del passato e la prospettiva del futuro. Soprattutto, ecco ancora la poesia, trova in una struttura formale sapiente la capacità di aprirsi alla divagazione.
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