L’albero dei perché ovvero contagio pedalato di domande
L’installazione nasce nel 2011 segnando una tappa importante nell’evoluzione del lavoro sui materiali di recupero che il collettivo La luna al guinzaglio continua a portare avanti. Fattori imprescindibili sono l’interazione con il fruitore e l’oggetto rifiutato, che carica l’objet trouvè di una missione importante: quella di coinvolgere lo spettatore in una riflessione che va oltre il sistema dell’arte, che innesca grazie al gioco meccanico, l’immaginazione di orizzonti sensibili “diversamente sostenibili”. L’opera cinetica attiva un meccanismo critico attraverso un processo meccanico: ecco che l’immaginario legato all’albero si manifesta attraverso oggetti che non sono simboli ma veri e proprie ruote e ingranaggi di bici, il mezzo di locomozione più efficiente mai inventato dall’uomo. La bici ottimizza al massimo le energie, e in questo caso è capace di spingersi ben oltre, di far ramificare la curiosità trasmettendo energia attraverso i raggi di ruote che, come fronde feconde, si caricheranno anziché di frutti di perché. L’azione alla quale gli spettatori vengono invitati, ovvero porre domande da apporre sull’albero, sarà illuminata dai led attivati dalla bicicletta che fa girare anche le ruote dell’albero, innescando così il contagio di domande.
L'età dei perché non appartiene solo ai bambini. In un periodo in cui ci si pone poche domande e ci si accontenta di evasive risposte, l'Albero dei Perché nasce per aprire una riflessione su alcuni punti.
I perché son importanti come lo è il gioco, lì dove giocare non vuol dire scherzare bensì incuriosirsi, attivarsi, indagare, scoprire e imparare. Una mente attiva si risveglia, si pone delle domande e si oppone ai dictat che provengono dall'esterno; una mente motivata dal perché si spinge dentro le cose, le indaga appunto, per scoprirle e condividerle. La parola “perché” non diventa pura speculazione, ma attiva la conoscenza, la ricerca della “cagione”.
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