La coincidenza degli opposti

La coincidenza degli opposti

La coincidenza degli opposti


Eraclito sostiene che le leggi autentiche del mondo circostante sono sconosciute alla maggior parte degli uomini (definiti dormienti), poiché questi tendono a dormire in un sonno mentale profondo. La legge segreta del mondo risiede nel rapporto di interdipendenza di due concetti opposti (femminile/maschile, luce/buio, freddo/caldo, pace/guerra, amore/odio, ecc.) che, in quanto tali, lottano fra di loro ma, nello stesso tempo, non possono fare a meno l’uno dell’altro, poiché vivono solo l’uno in virtù dell’altro. Tra i contrari si crea una sorta di guerra (polemos) in superficie, ma armonia in profondità. In tale dualità Eraclito vide quello che lui definiva il Logos indiviso , ossia la legge universale della Natura. Il pensiero eracliteo venne ripreso dal neoplatonico Nicola Cusano, che elaborò la teoria della Coincidentia oppositorum, che fu in seguito assunta ed estesa dai pensatori rinascimentali ben oltre l’ambito teologico. Marsilio Ficino osserva come nell’essere umano, in quanto sintesi suprema di quanto esiste nel creato, si realizza una coincidenza di opposte nature (il corpo che rimanda alla materia e l’anima che rimanda allo spirito), mentre i maghi ermetici trovarono in questa dottrina una conferma della pratica alchemica, nella quale l’evento della trasmutazione in oro avviene a seguito della congiunzione di due opposti metalli (Zolfo/Mercurio). La coesistenza di una duplicità divenne nel Rinascimento un ideale filosofico e uno stile di vita, infatti assurse al rango di simbolo della pienezza integrale dell’essere umano la figura dell’androgino, il mitico essere originario bisessuale che Platone aveva introdotto nel Simposio per spiegare alcuni aspetti dell’attrazione erotica. Mentre, Pico della Mirandola lo espresse nella dottrina dell’uomo camaleonte, presentata dall’autore nell’opera “Sulla dignità dell’uomo” (1487), in cui Pico immagina che Dio si rivolga ad Adamo con queste parole : “ Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché da te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che hai prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori, al livello dei bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine”.

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Commenti 3

Valentina Moro
12 anni fa
Valentina Moro Artista
uno stile veramente bello, quadri che scoppiano di colore. Stupendi.
giampiero p.
12 anni fa
giampiero p. Artista
Brava Mariangela.
In proposito consiglierei anche di leggere C. G. Jung : "Mysterium Coniunctionis"
michele aer
12 anni fa
michele aer Artista
Una schematicità "semplice" una docta ignorantia, che abbisogna d'un motore, ch'esso sia l'innocente o la ragione (scienza) poco include. Il colore si fa "luce"; la ragione, teatro. Lo stare disincantato, in una immobilità che è tutta (solamente) attesa, a promesse (la voce è canto sognante, madre che chiama/canta).

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