Snapshots
l’artista conferisce alla sua immagine caratteristiche di verosimiglianza tali per cui
chi osserva l’opera possa riconoscervi l’artefice.
In ‘Snapshots’ possiamo parlare
di cripto-autoritratto in quanto ci troviamo
in assenza di figure del tutto definitive
ma comunque identificabili.
Le identificazioni dell’artista
sono poste in dettagli che emergono
in modi e spazi differenti all’interno dell’opera.
Il volto è ripetuto in pose diverse ed emerge
dallo spazio dell’opera modificandosi.
Ma al tempo stesso l’autoritratto,
da un punto di vista funzionale,
è il gesto di chi decide di sottrarsi alla casualità
e alla imprevedibilità della vita, esprimendo
la naturale determinazione ad affermare
il proprio esistere.
L’individuo, in questo caso l’artista,
attraverso il mezzo espressivo,
diventa padrone del proprio essere nel mondo.
È un gesto di autoaffermazione e di controllo.
Al posto della passività di chi subisce
la propria immagine chi si autoritrae
rivendica il diritto alla propria libertà:
è il soggetto che decide di essere protagonista
e di rovesciare la sua condizione.
Si tratta di un’illusione ma in parte funziona proprio perché riescea modificare l’atteggiamento degli altri rispetto alla nostra immagine
e dunque rispetto a noi stessi.
Il circolo virtuoso che si viene
a creare con questo gesto
di autoaffermazione sta proprio nella capacità dell’autoritratto
di coinvolgere l’altro, che si sentirà a sua volta chiamato a guardare dentro se stessocon la medesima radicalità.
In questo senso ogni autoritratto è anche il nostro autoritratto,e la sua pratica favorisce la comprensione e le relazioni tra gli individui.
In ogni caso, la funzione dell’autoritratto è anche quella di arrivare a familiarizzare
con quelle parti oscure che possono eventualmente emergere.
Esso diventa proiezione all’esterno
e liberazione degli aspetti negativi dell’Io
o dei suoi elementi traumatici,
loro oggettivazione ed elaborazione e infine,
nell’ipotesi più fortunata,
reintroiezione delle parti di sé così depurate.
‘Snapshots’ con la sua strutturazione sottolinea
un moto incessante di modificazione del tempo
e dello spazio che segna l’immagine
del volto umano che trascende e si conforma
per una visione nuova e soggettiva.
Lo spazio del ritratto appare in movimento,
in continuo divenire. Ogni ritratto consente
ed al tempo stesso richiede
una visione continua e ripetuta.
Il processo di creazione sottolinea la volontà
di costruire una connessione visiva e mentale
con il fruitore che entra, a vari livelli,
come parte attiva all’interno del processo creativo.
Gianluca Ferrari
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Complimenti.
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