1, nessuno, 21mila
L'autoritratto è entrato a far parte sempre più della nostra quotidianità e la sua popolarità è incrementata con la diffusione di siti in cui si condividono immagini (myspace, facebook, twitter...) e dove la fotografia gioca un ruolo sostanziale nella comunicazione on-line. Gli "autoritratti" presenti su questi siti adottano un nuovo linguaggio stilistico di bassa qualità : il fotografo con il braccio teso impugna una piccola fotocamera digitale puntandola contro se stesso, oppure verso uno specchio per potersi meglio mettete in posa catturando la sua immagine riflessa. Per indagare questa nuova forma di “fotografia popolare” mi approprio degli autoritratti della rete (di facebook in particolare) per formare il mio: con il click dell’autoscatto cerco di rappresentarmi come meglio mi vedo, come mi ri-conosco, ma quel click da’ invece inizio ad una pioggia di più e diverse opioni che gli altri hanno su di me, e mi scompone in ventunmila mattonelle, tante quante sono i giudizi altrui. Con un apposito software trasformo il mio autoritratto fotografico in un “pixelìo” di ritratti altrui, di “amici” che hanno tentato come me di auto-rappresentarsi; molti volti si ripetono più e più volte ad indicare la cangiante velocità del modo in cui una persona può vederti, pensarti, considerarti.
Come nelle teorie pirandelliane sull’Io, qui non esiste la sola forma che l'Io dà a sé stesso, ma coesistono le forme che ogni Io dà a tutti gli altri. In questa moltiplicazione l'Io perde la sua individualità, da «uno» diviene «centomila», quindi «nessuno». Ci consideriamo unici, personalità ben delineate e inimitabili (1), ma poi arriva un giorno in cui concepiamo di essere un nulla (nessuno) attraverso la presa di coscienza dei diversi noi stessi che via via diventiamo nel rapporto con gli altri (21mila).
Amigdala
stampa a getto d'inchiostro (65 x 65 cm) su carta cotone, montaggio sotto plexiglass - retro forex
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