InAltoOdInBasso
Da anni ormai si parla di difesa del territorio, riduzione del consumo di suolo e di recupero/ rivalorizzazione del patrimonio edilizio esistente come di strumenti fondamentali per poter da un lato ripartire con la crescita economica e dall'altro valorizzare e conservare il patrimonio ambientale, energetico ed artistico.
Nonostante le intenzioni ci si scontra sempre con logiche economiche e meccanismi di convenienza ben più forti di quanto lo possano essere i buoni propositi; questo non a causa di episodi di malaffare o di corruzione ma semplicemente per colpa di un equivoco di fondo sulla interpretazione di ciò che è il bene ed il male, il bello ed il brutto, il giusto e lo sbagliato.
In linea generale si tende a pensare che la conservazione dell'esistente debba necessariamente passare per l'uniformazione del linguaggio architettonico e delle tipologie edilizie costringendo lo sviluppo della città in senso orizzontale. Tuttavia lo spazio a disposizione non è infinito il contrasto con tutte le politiche ambientali che puntano a limitare il consumo di suolo è evidente. I bisogni economici e di sviluppo si scontrano con le ormai chiare necessità ambientali in un dibattito che non trova risposte sensate.
Immaginare uno sviluppo sostenibile che porti alla creazione della città del futuro passa quindi per qualcosa di differente che non tenga conto di ipocrisie e luoghi comuni che sono insiti in ogni agglomerato abitato, dal piccolo paese alla città. Sembra infatti chiaro che se vogliamo limitare il consumo di suolo, conservare e valorizzare il territorio non edificato ed allo stesso tempo continuare a costruire la soluzione è una sola. Svilupparsi in altezza.
In questo senso sono molte le possibilità e certamente non si scopre nulla di nuovo se si pensa semplicemente di costruire dei grattacieli. Per avere realmente dei risultati l'approccio deve essere completamente diverso ovvero si deve intendere lo sviluppo verticale come un'estensione del territorio pubblico che come tale va normato, gestito e regolato in un mix funzionale dove i servizi pubblici siano al primo posto delle priorità.
In questo senso sarebbe molto più logico moltiplicare in altezza il territorio in una sorta di ripetizione su più livelli dell'ambiente urbano classico, la piazza od in ogni caso lo spazio pubblico, non necessariamente già pensato con una destinazione predeterminata ma sicuramente attrezzato come un luogo di aggregazione.
Si verrebbe quindi a creare una super-struttura pubblica che rappresenta un'estensione del territorio stesso che è possibile visitare, percorrere, utilizzare e persino edificare. Gli investitori privati potrebbero utilizzarlo solo norme predeterminate il cui obbiettivo sarebbe quello di organizzare funzioni e utilizzazioni proprio come sul territorio tradizionale. Più che di un edificio si tratterebbe di una “costruzione urbanistica” che potrebbe essere realizzata ovunque, in città ed in periferia, sopa a non-luoghi od in sostituzione di parti di città degradate che a loro volta potrebebro essere liberate e restituite alla natura. Un modo nuovo insomma.
Commenti 1
Inserisci commento