Urban Decontaminations

Urban Decontaminations

In Italia circa il 2,2 % del territorio nazionale è compromesso dalla contaminazione: 544.000 ettari di aree a terra e 130000 ettari di aree a mare (dati anno 2007, fonte Apat). Questa è la superficie dei 54 Siti di Interesse Nazionale (SIN) italiani, paragonabile ad un’area pari a 37 volte la città di Milano, a cui vanno aggiunti 4400 siti contaminati, 8600 siti potenzialmente contaminati e 1500 miniere abbandonate. Anche Milano mostra i segni del suo passato industriale con 1054 ettari di suolo ancora soggetto alla contaminazione o potenzialmente tale. Si tratta di piccole aree diffuse nella città, dovute a depositi di carburante ed officine, ed aree estese in posizioni periferiche causate da industrie, cave riempite, discariche e scali merci (quest’ultimi considerati potenzialmente contaminati).

Il progetto propone di utilizzare le tecniche di bonifica biologica (Phytoremediation e Bioremediation) per le aree contaminate in disuso presenti nella città, laddove possibile per entità e profondità dei contaminanti.
La Phytoremediation sfrutta la capacità di alcune piante di degradare, estrarre o contenere i contaminanti presenti nel suolo e nelle acque, tra cui: metalli, pesticidi, solventi, esplosivi, idrocarburi. Vi sono diversi meccanismi attraverso i quali le piante agiscono in relazione ai diversi contaminanti. Nel caso specifico e frequente dell’estrazione di metalli si rende necessario, ad esempio, lo smaltimento della pianta stessa. La Bioremediation sfrutta invece alcuni microorganismi in grado di degradare i contaminanti, generalmente idrocarburi. I vantaggi di questi metodi rispetto alle tecniche tradizionali, sono legati ai costi ridotti, al risparmio energetico, alla semplicità delle operazioni e all’intervento minimo di personale specializzato. I principali limiti riguardano i lunghi tempi necessari per la bonifica (nell’ordine del decennio o più) e, per quanto riguarda la phytoremediation, la profondità raggiungibile dall’apparato radicale.
Il progetto interpreta la bonifica nel suo significato di paesaggio. L’idea è quella di una macchina agricola di decontaminazione in grado di rendere evidente un processo e divenire un catalizzatore per il rigenerarsi dell’intorno urbano. Il termine agricolo si riferisce al fatto che molte delle piante utili ai fini della decontaminazione, specialmente di metalli, sono specie agronomiche. Il progetto si rivolge ad elementi primari, al suolo. Si rendono visibili processi naturali prima nascosti, si evidenziano i pattern della vegetazione disturbata, ci si trova a trattare con la natura e la topografia distrutta di luoghi dimessi. Proprio i lunghi tempi post-dismissione che caratterizzano queste aree, rendono lecite strategie lente ed auto-equilibranti.
La macchina può trovare applicazione sia alla grande sia alla piccola scala: dai grandi scali merci dismessi presenti a Milano, alle aree residuali interessate dalla contaminazione. Il progetto si può declinare in interventi in campo aperto o installazioni puntuali, in cui sperimentare la tecnica. In campo aperto la macchina sarà composta da diversi livelli: una maglia regolare di campiture agricole, che permetta la mappatura del comportamento delle stesse, un sistema di irrigazione, di strade e di stoccaggio dei materiali. Le installazioni a piccola scala saranno invece costituite da taniche, chiamate lisimetri, in cui verrà deposto e trattato il suolo contaminato in modo controllato. Le aree, che con la dismissione si sono trasformate da urbane a naturali, oggi ospitano numerose specie spontanee, il cosiddetto Terzo Paesaggio. Esse saranno interessate, grazie al progetto, da uno stadio rurale che lascerà le proprie tracce per un parco post bonifica. Si tratta di ideare i dispositivi di un processo per la composizione di un paesaggio tecnologico, agricolo ed urbano in cui giustapporre “campiture” estensive ed intensive. Il progetto ha valenza sia sperimentale, sia didattica, può coinvolgere studenti, architetti, urbanisti, artisti, designer, agronomi, microbiologi, ingegneri ambientali, i cittadini e le associazioni interessate.


Nota: parte di questo argomento è stato trattato come tesi di laurea dall’autore.

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