A stamp to fill in the voids of the future
Negli ultimi anni si sta assistendo ad una crescente e diversificata espansione urbana dettata da svariate esigenze di ordine sociale, tecnologico, economico. Ciò sta producendo una radicale trasformazione del territorio, associata ad un preoccupante consumo di suolo, e la continua creazione di edifici e di infrastrutture determina la frammentazione del paesaggio naturale con la conseguente formazione di spazi interstiziali e residuali, vuoti urbani e margini, spazi senza una destinazione precisa sottratti al paesaggio usufruibile dai cittadini per il loisir e il tempo libero. Le pubbliche amministrazioni spesso operano non tenendo in considerazione le esigenze reali dei cittadini. E così si assiste alla creazione di un parcheggio laddove invece servirebbe un parco giochi, o diversamente l’istituzione di impianti e servizi dove non ce ne sarebbe bisogno ma si avrebbe piuttosto la necessità di qualcosa che soddisfi l’effettivo abitante di una determinata zona. Così molti progetti dispendiosi falliscono. Le città sempre più dense, congestionate e inquinate generano varie forme di stress sociale. Il paesaggio, sotto forma di parchi, orti, giardini, playgronds, è bramato dai cittadini come rimedio che dà sollievo dagli effetti negativi della città. Il bisogno di natura nella città, associato all’aumento di ambientalismo e di una consapevolezza ecologica globale, e a volte alla ricerca di identità, portano spesso i cittadini ad appropriarsi spontaneamente delle aree vuote all’interno di essa trasformandole in base alle proprie esigenze. Questi spazi non producono marginalità, anzi rappresentano entità spaziali, culturali e sociali, che alleviano il degrado e garantiscono il benessere dei cittadini, i quali pongono volontariamente e autonomamente le basi per un contesto di vita migliore di quello che hanno intorno, sia in termini di spazi da vivere che come spazi salutari e addirittura simbolici.
Descrizione dell’opera
Questo fenomeno richiede un ripensamento dell’attuale modello di pianificazione, in base al quale il cittadino non rappresenti più il soggetto passivo degli interventi urbani, ma ne sia piuttosto l’artefice. Quello che gli abitanti possono fare per se stessi, se gliene viene lasciata l’occasione, è di gran lunga più efficace, dal punto di vista della risposta ai bisogni e della “qualità della vita”, di qualunque progetto predisposto dall’esterno per loro (A. Hansen, A. Smith, 1982). Il progettista deve coordinare e armonizzare le idee e i bisogni del cittadino. La nostra proposta è quella di generare un progetto di paesaggio concepito dalle proposte simultanee dei cittadini in base alle loro esigenze o bisogni. Gli strumenti a disposizione saranno foto aeree delle principali città italiane, e timbri differenti in base alla tipologia di intervento che si vorrebbe attuare in un determinato luogo. Le proposte oltre ad essere “timbrate” su carta verranno redatte su registri specifici per ciascuna città e poi avanzate alle amministrazioni comunali. L’idea è quella di invogliare le amministrazioni a valutare e basare realmente le scelte progettuali sui bisogni effettivi dei cittadini, e a stimolare i cittadini stessi ad utilizzare gli spazi “vuoti” disseminati all’interno e intorno alla città come risorsa, da impiegare in base alle esigenze comunitarie, per riacquistare luoghi per il benessere sociale e ambientale, il tempo libero e altresì come emblema identitario in un contesto ormai globale.
Video di Elisa Capparella, Daniela Romanelli
Musica Revolve by Hisboyelroy
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