METACITIES

Installazione, Politico/Sociale, Architettura, Paesaggio, Video installazione, 120x230x120cm
In una piazza tre ragazze passeggiavano e tutte e tre scrivevano sul cellulare senza parlarsi ma tenendosi per mano… come dire stiamo vicine ma siamo distanti le une dalle altre.
Nella sua semplicità quell’immagine mi ha particolarmente colpito. Allora ho pensato a come le relazioni tra le persone stiano cambiando profondamente: nei luoghi pubblici, nelle piazze, negli autobus, anche tra amici ci si ritrova ad essere vicini ma distanti, ognuno preso da cosa succede online senza rendersi conto di essere offline per chi si ha affianco. Questo isolamento determina un non-spazio intorno all’individuo, o meglio un’architettura invisibile che divide e separa le persone. L’intimità di questo spazio sta divenendo sempre più importante, assumendo delle connotazioni quasi sacre ed inviolabili, in quanto determina una sorta di seconda “casa” che ci consente di disconnetterci dal mondo circostante. L'uso del cellulare è in aumento perché l’avanzamento tecnologico e gli imperativi della comunicazione rendono le persone dipendenti da questi oggetti, ne consegue una sorta di tirannia dell’Oggetto e della Macchina e allo stesso tempo una sostanziale inconsapevolezza di quanto sta accadendo. Il video METACITY parla dell’isolamento del navigatore connesso alla rete, dove i pezzi del computer diventano zattere o piccole piazze alla deriva. Pezzi di modernariato presi da vecchi pc dismessi divengono piazze e grattaceli, e campi verdi di natura sintetica. Città fluttuanti lievitano sospese su un mare di Luce Neon che si fa Demiurgo ubique e incarna forse l’idea prossima di una nuova spiritualità oltre i confini della tecnologia. O l’infinito nulla a cui nessuna tecnologia può sottrarci. In questo non-luogo dialogano primati, simbolo del potenziale evolutivo umano e allo stesso tempo visione sarcastica di un certo modo comune di lasciarsi rincoglionire dai vari network. Il passo successivo alla presa di coscienza del trend-isolamento è tentare di ricucire il tessuto sociale attraverso l’uso degli stessi smartphone. La strategia è quella di usare l’isolamento per combattere l’isolamento dal suo interno attraverso l’uso dell’oggetto tiranno. Durante i nostri tragitti quotidiani verso il posto di lavoro, università, palestra, etc. l’apparecchio elettronico multimediale ci accompagna pseudo-silenziosamente, determinando un flusso di informazioni che spesso istiga alla routine. Nasce quindi la necessità di trovare un’apertura verso l’inatteso, la possibilità di “cambiare tragitto”, di stupirsi nell’affrontare un dialogo imprevisto, un cambiamento che demolisce l’isolamento della routine.
Una possibile soluzione per il ripristino del dialogo-informazione tra i cittadini, in sostituzione della sola comunicazione virtuale, potrebbe arrivare dal recupero-riqualificazione delle cabine telefoniche e stazioni dei telefoni pubblici, oggi in lento abbandono. Questi luoghi, che simbolicamente rappresentano l’archetipo dell’isolamento della telecomunicazione, potrebbero invece diventare luogo di riscatto della socialità attraverso l’installazione di monitor che informino la comunità, il cittadino o il semplice turista, sulle iniziative aggregative locali, attraverso delle informazioni utili alla condivisione degli spazi pubblici. La cabina telefonica, da semplice servizio pubblico di emergenza, assumerebbe così anche la funzione di centro di informazione 24 ore su 24, divenendo una sorta di spartiacque tra il nostro percorso-prestabilito, che viaggia su un binario solitario, e le possibili alternative che la comunità ha organizzato per quel giorno e messo nella rete e delle quali noi non siamo a conoscenza. Lo stesso cellulare/computer che isola l'individuo costituisce il punto di partenza di questa catena informativa. Mediante il proprio personale strumento di connessione alla rete, l’individuo invita, infatti, altri individui a partecipare a degli eventi collettivi segnalandoli al portale specifico della comunità di appartenenza che si può visualizzare, oltre che su internet stesso, anche nelle cabine telefoniche disposte lungo le strade di quella porzione di città (su ogni cabina è esternamente impresso il codice QR che rinvia al portale specifico): ad ogni segnalazione postata, sullo schermo della cabina compare un avviso che attira l’attenzione dei passanti; questi possono così leggerlo in tempo reale ed essere invitati alla condivisione dell’evento, sia esso concerto, mostra, inaugurazione, manifestazione etc.
Quante volte è capitato di visitare un quartiere di Londra o di Berlino o un piccolo paese e non sapere bene cosa cercare o poter cercare: attraverso i codici QR impressi sulle cabine telefoniche o visualizzando il monitor all’interno avremmo a portata di mano un ventaglio di possibilità inaspettate. In questo modo lasceremmo una porta aperta nella nostra architettura dell’isolamento. Bisogna ripartire dalle piccole cose. Seguire il flusso del cambiamento, resistendo perché non si smarrisca l’essenziale.

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