14 LUGLIO 1978
Fin da subito si conosce la pericolosità di questa fabbrica: I contadini si accorgono che i fumi distruggono i raccolti di ciliegie e fanno morire i bachi da seta.
Il Piombo Tetraetile unisce le caratteristiche del piombo e dell'alcool: provoca il cosiddetto "Saturnismo" e dona "un'aria sbronza" in linea di massima si diventa SBRONZI e PAZZI,
gli operai intossicati gravemente venivano quindi portati al Manicomio di Pergine Valsugana.
La fabbrica NON AVEVA SISTEMA DI SICUREZZA, scaricava lo scarto direttamente nelle rogge, i contadini usavano lo scarto di fabbrica per concimare i campi.
Il 30 ottobre ’69, in pieno “autunno caldo” (l’autunno cioè delle grandi manifestazioni operaie), un gruppo di operai Sloi si presenta in Regione e incontra l’assessore alla Sanità. Gli operai si presentano con questo slogan: “In ogni litro di benzina c’è un po’ della nostra salute” e lo stesso giorno distribuiscono in città un documento dov’è scritto: “Alla Sloi noi moriamo, perché siamo costretti a lavorare in un ambiente nocivo, lavorando il piombo che attraverso le esalazioni ci fa diventare vecchi e malati a trent’anni”.
Come risposta, le autorità si incontrano, scrivono documenti, spediscono telegrammi; ma in fabbrica tutto continua come prima.
Il 2 luglio ’71, il Procuratore della Repubblica ordina la chiusura della fabbrica. Segue l’occupazione della fabbrica da parte di un gruppo di operai (che temono di perdere il lavoro.
Dopo qualche giorno, c’è già l’ordine di riapertura a titolo di prova per fare una superperizia: in realtà la produzione del piombo continua per anni ancora.
Ultimo atto: l’incidente del 14 LUGLIO 1978.
E' un normale temporale estivo, e l’acqua di stravento entra in un capannone della Sloi dove sono depositati 300 quintali di sodio. Il Sodio con l'acqua si infiamma. I bidoni di sodio cominciano a scoppiare come fuochi artificiali e dallo stabilimento esce una palla di fuoco coperta da una nube che avanza verso la città.
E’ notte e dalle case la gente esce in pigiama e scappa. Se le fiamme raggiungono il piombo, è una catastrofe. se il piombo esce dalla fabbrica ha la potenzialità di uccidere tutta la popolazione di Trento e Rovereto (per non parlare dei paesi intorno) e inquinare tutto il bacino dell'Adige con danni per tutto il Triveneto.
I Pompieri vengono chiamati ma poi richiamati: non possono usare l'acqua sul sodio. L'idea della salvezza arriva dal capo dei vigili del fuoco: a Trento c'è l'Italcementi
Vengono approntati alcuni autotreni e si versano 300 tonnellate di cemento sul sodio che si spegne.
Il 18 luglio il sindaco ordina la chiusura definitiva della fabbrica.
Dal 1978 la fabbrica giace abbandonata. La chiamano la FABBRICA DELLA MORTE, il terreno sotto la Sloi è mescolato con quasi 200 tonnellate di Piombo tetraetile uscito durante l'incendio.
Il terreno è inquinato per almeno 15 metri in profondità, e sotto di esso, separato solamente da uno strato di argilla di 20 centimetri, scorre la falda acquifera che alimenta l'Adige. Finora non si è fatto NIENTE. sono eseguiti carotaggi periodici da gente vestita con scafandri di plastica (solo così si può entrare, c'è il rischio che si apra qualche sacca dal terreno piena di piombo)
Esiste solo un progetto per la bonifica dell'area, che richiederebbe circa 200 milioni di euro (ma del quale esistono perplessità dato che finora bonifiche del genere hanno portato al peggioramento della situazione). La SLOI ha rischiato di provocare un incidente molto più grave, e rischia tutt'ora di inquinare irrimediabilmente tutto il bacino dell'Adige fino alla foce.
Commenti 2
Inserisci commento