Le Finestre di "Bosquet"
L'opera non si limita a essere un'esposizione gigantesca, essendo la sua struttura concepita per assorbire i suoni, anziché rimbalzarli, amplificandoli, come fa la facciata nuda. L'incrocio non solo diventa più silenzioso, ma anche bello.
Per comprendere lo scopo principale dell'opera-dispositivo, bisogna rifarsi a quello che è il desiderio dell'artista: il "disinquinamento culturale". Deve la Città essere, sistematicamente, snaturata dalle pubblicità e dall'inquinamento? Può essa accogliere l'arte come un museo accoglie dipinti? L'arte è capace di metter in esergo l'urbano e farsi utile, così come l'urbano può comporsi in modo tale da trasformare i luoghi di passaggio (già definiti non-luoghi da altri) in luoghi di sguardo. Il passante si trova di fronte all'arte in un contesto cittadino, non è costretto a spostarsi, né a pagare e nemmeno a guardare. Il passante diventa spettatore solamente se lo desidera e lì ha tutto da guadagnare.
L'ultima funzione di questo dispositivo è il cambiamento: le immagini e/o le fotografie si alternano per lasciare il posto a nuove opere. Per far questo, gli artisti sono scelti da un comitato composto in parti uguali dagli investitori, dalle istituzioni culturali locali, da membri di associazioni create ad hoc ; unici padroni del terreno di gioco che gli artisti-progettisti (Muto, Dario SIRAGUSA & Julien CAMBORDE).
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