il Matto
In realtà il verde alieno mi fa pensare alla trasformazione che può avere questa persona nel momento in cui gli parli, o lo fai parlare, del suo mondo,della sua arte. Appunto un alieno per questa realtà,ma quando entra in contatto con la sua dimensione, nel momento in cui si trasforma, allora diventa " maestro".
La visione d'insieme mi fa pensare proprio ad un matto che dice “ma come?!”; ma scorporando alcuni tratti, vedo sopracciglia che urlano smarrimento,perplessità, forse stupore quasi come un bambino;
quel punto di luce negli occhi pare un lampo di lucidità, la miccia che accende la vita all’interno del proprio mondo e avvia il contatto con quello esterno.
Il sorriso è immenso all’interno e a denti stretti verso l’esterno, dove però i denti, che possono essere arma di attacco o di difesa, sono arrotondati e nascosti, il labbro superiore fa quasi da barriera, da argine, per contenere quell’irruenza espressiva che ha dentro questo matto, e che si affaccia dalle finestre degli occhi.
Il verde che si sovrappone al rosa della pelle: il rosa sfumato sui tratti più comuni del viso, mi fa pensare alla normalità e alla convenzione di associare un incarnato rosato sulle gote ad un viso/individuo “sano”.
Il verde che si intensifica nei tratti marcati delle rughe sulla fronte, piuttosto che il contorno degli occhi o gli angoli della bocca, mi fanno pensare all’extraterrestre che è in lui e che si risveglia quando il suo mondo ed il nostro entrano in contatto.
E giustamente le porte di collegamento sono gli occhi, da questa parte allucinazione, stupore e smarrimento, dall’altra una esplosione cosmica di conoscenza. E questo sapere immateriale dà volume al cranio, conferisce tridimensionalità alla testa
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