I SALTATORI I
Serie di tre dipinti che l’artista ha unito in un’unica installazione. Ogni tela raffigura un
personaggio colto nell’attimo dell’estremo slancio del salto, come si trattasse di un fermo
immagine o di una fotografia.
Partendo da un importante lutto familiare, l’artista ha saputo innalzare questo momento
attraverso la sua trascrizione per immagini. La trasposizione di un moto interiore tramite
una metafora visiva consente a Federica Di Carlo di raccontare una storia e di farlo nel
suo momento culminante, l’istante dell’elevazione, del cambiamento positivo e della spinta
verso la vita.
I saltatori sono tutte quelle persone che hanno voluto affrontare un lutto. Una sensibilità
che mette da parte il dato personale dell’avvenimento specifico per rivolgersi all’emotività
collettiva.
Ogni tela è realizzata in acquarello con inserti in blumenpast, materiale plastico industriale
prodotto principalmente in Catalogna, capace di fornire delicati aggetti alla figura. Lo
stesso tipo di plastica è stato utilizzato anche per la realizzazione dei petali di papavero
contenuti nelle sculture alla base di ogni disegno. L’artista ha voluto così rappresentare il
superamento dell’immagine di una tomba attraverso quella di un campo di fiori,
concettualmente correlato all’idea di rinascita. Le tre strutture riportano sulla propria base
alcune date, riconducibili a dei momenti particolarmente significativi per l’artista. La
suggestione dei numeri che compongono le date, unita all’immaginario legato al papavero,
pianta dalle proprietà allucinogene e vicina al mondo onirico, conducono ad un’elevazione
quasi mistica.
Le linee esili ed evanescenti dei saltatori esprimono la forza della loro elaborazione
mentale e rendono lo slancio dei corpi su uno sfondo neutro che lascia spazio alla
leggerezza, liberando la composizione in un equilibrio di pieni e vuoti. Ai piedi dei
personaggi sono disegnati altri petali che sembrano librarsi insieme ad essi. Sarà lo
spettatore a decidere se siano mossi dal vento del cambiamento o se dotati di una forza
benefica propria; così come deciderà se la scultura sia davvero un elemento da
oltrepassare o una meta (sempre momentanea nel fluire contemporaneo) a cui tendere.
Sulle tele del trittico viene inoltre proiettata l’ombra della luce al neon che si trova
all’interno delle strutture colme di papaveri: il fascio di luce, con la sua carica di energia,
illumina l’intera installazione e interagisce delicatamente con il dipinto collocandosi come
ideale linea di demarcazione da superare.
Come in gran parte della sua ricerca Federica Di Carlo, partendo dalla delicatezza del
disegno, riesce ad andare oltre la bidimensionalità della pittura, arricchendola di ulteriori
media e materiali. Tramite l’allestimento l’opera risponde all’esigenza contemporanea
dell’osservatore che non chiede di essere riportato al tempo dell’evento, ma di essere
immerso nell’evento scenico per comunicare emotivamente con esso.
Chiara Natali
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