arte commerciale
“Per quanto riguarda l'arte, è noto che alcuni suoi periodi d'oro mancano di qualunque rapporto con lo sviluppo generale della società e perciò anche con le basi materiali, l'ossatura, della sua organizzazione” diceva Marx nel 1857 e tanto ci sembra oggi, a progetto concluso. Come qualunque libretto d’ istruzioni per l’uso di un elettrodomestico, possiamo dire che “Essere artista non è mai stato così facile e piacevole”.
Pensavamo a una qualche reazione arrabbiata per il nostro “Manifesto per un’arte commerciale” e non immaginavamo, invece, che il fastidio per la posa d’artista e per il sublime romantico portasse molti artisti ad accogliere le nostre tesi come una liberazione o comunque come un motivo d’interesse. Né, soprattutto, che alcune gallerie ci accogliessero.
“L’arte, fortunatamente, è un mercato e noi divinizziamo la prima perché abbiamo divinizzato in primo luogo e soprattutto il secondo” diceva Regis Debray. Ora che l’arte, se ha ancora un eccedente rispetto alle regole del Mercato, è lasciata al gusto di persone pagate dal Mercato stesso, non ci vergogniamo più di essere in Lui immersi.
Abbiamo scritto il Manifesto come esperienza liberatoria, lo abbiamo diffuso con i mezzi usuali nel Mercato (blog, mail, social network) cercando gli interlocutori in maniera totalmente anarchica tramite gli archivi trovati su siti internet specializzati o scavando nelle nostre librerie. Esiste una misura del risultato del nostro lavoro? Forse no, però abbiamo i dati del nostro blog: in tre mesi 1800 contatti, di cui 100 dagli USA, 66 dalla Germania, 21 dal Regno Unito, 20 dalla Federazione Russa, fino ad arrivare ai contatti di Singapore e Sud Africa.
Il nostro Manifesto è come il filosofo di Merleau-Ponty che “si riconosce dall'avere inseparabilmente il gusto dell'evidenza e il senso dell'ambiguità”. Ambigua ed evidente è stata anche la performance che abbiamo tratto da questa esperienza, quasi un lavoro barocco sull’arte e il suo Mercato. Il progetto, presentato a Udine in una collettiva (ricomincio da te), è composto da : un’installazione audio con lettura di alcune delle risposte giunte al manifesto (anonimi i lettori, con voce deformata, anonimi gli autori); la diffusione al pubblico dell’inaugurazione del Manifesto da parte di un clochard ingaggiato per l’occasione, la vendita di un Cd con l’audio in varie versioni a un prezzo simbolico. L’arte commerciale non dev’essere per forza costosa, ma accessibile.
Diceva Sartre: “Lo sai, mettersi ad amare qualcuno è un'impresa. Bisogna avere un'energia, una generosità, un accecamento. C'è perfino un momento, al principio, in cui bisogna saltare un precipizio: se si riflette non lo si fa”. Noi vorremmo estendere l’esperienza e produrre un movimento partecipato che sappia fare un salto con amore nel Mercato. E dunque Saltate!
E, per le prossime esperienze, visto che in fondo la nostra biografia inizia da qui, come dice Natalia Molebatsi “catch me if you can”.
Commenti 4
comunque è osservazione giusta, anche se proprio il senso della nostra ricerca attuale è scoprire se esiste un margine, magari innovativo, di immersione nel mercato e nelle sue regole, senza infingimenti, e l'espressione artistica. forse reificare è piacevole
non si tratta di non vederne o conoscerne gli effetti, si tratta di fuoriuscire dalle tecniche di "cattura" senza rimanere marginali.
di questo vorremmo parlare
Inserisci commento